Si aggiungono altre frazioni per il parroco don Antonio

di Luigi Oss Papot

Pergine, Masetti, Zivignago, Ischia, Susà, Costasavina, Roncogno: già la somma dei fedeli di queste sette parrocchie potrebbe spaventare. Aggiungete Canale (una delle frazioni più popolose del perginese), Castagnè San Vito e Castagnè Santa Caterina e otterrete quasi tutta la piana perginese.Questo è il territorio di cui, dopo i nuovi mandati di ministero del clero diocesano, don Antonio Brugnara dovrà occuparsi, quasi 17.000 persone secondo l’annuario diocesano.

Classe 1956, e sacerdote esattamente da 30 anni, don Antonio, originario di Lavis, è parroco di Pergine e delle altre sei parrocchie dall’ottobre 2014, quando ha ricevuto il testimone da don Remo Vanzetta. E mercoledì scorso, dopo che il vescovo di Trento monsignor Lauro Tisi e la commissione apposita ha deciso i nuovi mandati per alcuni sacerdoti, il numero di parrocchie a lui affidate fa cifra tonda, ossia dieci. Canale, San Vito e Santa Caterina da alcuni anni non avevano più un parroco ma un «amministratore parrocchiale», che era padre Marco Demattè (ora nominato collaboratore pastorale del decanato), della congregazione dei padri Giuseppini del Murialdo; suo confratello è padre Gianni Beraldo, che cura le parrocchie di Masetti e Ischia.

«Si tratta tuttavia più di una nomina "sulla carta", una scelta più pastorale che operativa - dice don Antonio -, dettata dal fatto che i Padri Giuseppini a partire dal 2018 forse non potranno più garantire la loro presenza in Trentino. Quest’autunno si devono rinnovare i consigli pastorali, e si è preferito procedere già da ora alla nomina di un parroco "effettivo", consentendo l’impostazione di una linea pastorale che non debba essere interrotta, per forza di cose, se un domani ci si trovasse nella stessa situazione».La nomina a collaboratore pastorale di padre Marco Demattè sta a significare che per il momento nulla cambierà agli effetti pratici, «anche se la responsabilità giuridica di dieci parrocchie ricadrà su di me -sottolinea don Antonio- a cui si aggiungono anche le chiese di San Cristoforo, Falesina e Vignola». Dieci parrocchie quindi, ma i campanili sono ben 13. L’idea di fondo, così come anche indicato dal Sinodo diocesano dell’anno scorso, è appunto quella che pian piano nella zona perginese si vengano a creare tre unità pastorali: la più grande comprendente Pergine, Zivignago e Masetti, poi una con Susà, Costasavina e Roncogno e l’ultima (don Remo Vanzetta la chiamava «del lago») con Ischia, Canale, San Vito e Santa Caterina.

«Ormai - conclude don Antonio - noi preti siamo pochi, e come anche indica il Sinodo, si deve entrare nell’ottica che vede comunità che non facciano riferimento esclusivo al parroco, ma che invece facciano una pastorale d’insieme: da qui il termine di "unità pastorale"».
Le entrate ufficiali di don Antonio nelle comunità a lui affidate avverranno in autunno, per permettere anche una preparazione adeguata all’evento nelle parrocchie. Il lavoro a don Antonio di sicuro non mancherà.
I sacerdoti operanti nel decanato di Pergine, che conta 23 parrocchie, sono una decina, ma i parroci effettivi si contano su una mano: sono solo quattro (don Antonio Brugnara, don Marco Berti, don Daniele Laghi e don Dario Sittoni), che man mano che passa il tempo devono acquisire un territorio di competenza sempre più grande.

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