Per vent'anni hanno pianto il caro defunto «sbagliato»

Sconcerto al cimitero di Seregnano dopo la scoperta della famiglia Scartezzini

di Umberto Caldonazzi

Una preghiera, un saluto, un fiore. Insomma, l’amore e il ricordo da parte dei congiunti espressi per vent’anni innanzi alle spoglie di un estraneo.  È quanto avvenuto al cimitero di Seregnano a causa dello scambio di esumazioni di due omonimi, Silvio Scartezzini.

Ricordare un caro congiunto defunto non solo attraverso il pensiero quotidiano, ma anche con la visita al camposanto. Con un fiore deposto sulla tomba o davanti al loculo dove sovente trovano spazio pure le candide parole di affetto dei nipotini, accompagnate dal disegno che il nonno dovrà vedere e apprezzare. Tutto questo avviene in ogni cimitero del globo. Compreso quello di Seregnano dove, a causa di un deprecabile errore, i congiunti di due omonimi Silvio Scartezzini, hanno pregato e sostato in riflessione per quasi un ventennio, davanti a loculi (distanti alcuni metri fra loro) contenenti le spoglie di persone scambiate.

L’amara scoperta l’hanno fatta Sergio Scartezzini e familiari nella mattinata di giovedì quando, convocati per la cerimonia di deposizione delle ceneri della mamma Noemi, deceduta lo scorso 31 maggio, con funerale il 2 giugno, all’apertura del loculo da parte degli incaricati di Amnu (Società che ha in gestione i servizi cimiteriali), hanno scoperto che le spoglie contenute nella cassettina di zinco non erano quelle del marito, papà, nonno Silvio, nato il 28 novembre 1921 e morto nel 1981, bensì quelle appartenenti all’altro Silvio Scartezzini nato nel 1911 e deceduto nel 1978. A darne testimonianza, la data scritta sul fronte della cassettina zincata. «Quando, per puro caso, alzando gli occhi ho letto la data, il cuore mi si è strozzato in gola. Per vent’anni abbiamo portato un fiore, lasciato un ricordo e sostato in preghiera davanti a un loculo contenente le ossa di altra persona»» spiega Sergio Scartezzini. Quindi, con il dolore dei congiunti ed il comprensibile imbarazzo degli addetti Amnu, è stato aperto l’altro loculo. Così, come Sergio e congiunti, a sua volta, un’altra famiglia ha dovuto apprendere di avere pregato e deposto fiori in fronte ad estraneo, per un ventennio.

«Non è certo nostra intenzione criminalizzare alcuno e nemmeno cercare qualsivoglia rivalsa. La nostra denuncia pubblica è per stigmatizzare come su questi argomenti delicati non si può agire con leggerezza. Sono errori che non si possono commettere» conclude Sergio Scartezzini che testimonia di avere avuto comprensione e solidarietà da parte degli addetti Amnu. Come pure dal sindaco Stefano Dellai, che conferma: «Appena informato dell’increscioso episodio, mi sono precipitato al cimitero per porgere doverose scuse e rappresentare vicinanza alle famiglie coinvolte».

Per quanto concerne eventuali responsabilità e cause del malcapitato scambio di resti mortali - probabilmente dovute alla disattenzione in fase di recupero dalle esumazioni - Dellai dice di non essere in grado di aggiungere altro, in quanto un paio di decenni addietro, con gli addetti del cantiere comunale, ad operare nel cimitero erano altre ditte esterne. Infatti, lo scambio delle spoglie dei due defunti sono da ricercare nel periodo in cui il cimitero di Seregnano era stato interessato ai lavori di ristrutturazione, con conseguenti esumazioni e deposizioni nei loculi affittati dalle famiglie. Ora, i resti di Silvio Scartezzini (papà di Sergio) sono tornati ad occupare il loculo numero 14, preso in concessione dalla famiglia Scartezzini nel 1996, dove è stata deposta l’urna con le ceneri della moglie Noemi. E l’omonimo Silvio Scartezzini è tornato ad occupare il loculo della sua famiglia, contraddistinto dal numero 84.

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