«Compriamo l'ex Villa Rosa È patrimonio storico»

di Giorgia Cardini

«E se lo ricomprassimo noi cittadini, l'ex ospedale Villa Rosa?». A lanciare la proposta è Paolo Bortolotti , responsabile del Laboratorio di Neurofisiologia Clinica del nuovo ospedale Villa Rosa di Pergine.
L'idea è venuta al medico dopo aver letto l'articolo e visto il video pubblicati dall' Adige il 19 novembre scorso. Indignato per le condizioni in cui versa l'antica residenza, Bortolotti ha scritto il giorno stesso al sindaco Roberto Oss Emer , al governatore Ugo Rossi e all'assessore Mauro Gilmozzi protestando per la situazione: «Ma non ho avuto risposta da nessuno. Così ho pensato a cosa si potrebbe fare e mi è venuta in mente l'esperienza dei cittadini veneziani che hanno costituito un comitato per comprare l'isola di Poveglia, evitandone la svendita a un imprenditore privato».


La vicenda di Poveglia non è ancora del tutto definita ma per il dottor Bortolotti questa potrebbe essere la strada per evitare la rovina dell'ex Villa Rosa: «Mi rendo conto che può suonare come una provocazione, ma è inaccettabile quanto sta accadendo. Certo, non sta a me fare proposte per il riutilizzo dell'ex ospedale, ma quella struttura ha tutte le caratteristiche ideali per essere usata come casa di riposo, dato che quelle esistenti stanno scoppiando: ha palestra, piscina, sale utili per la riabilitazione degli anziani. Con pochissimi investimenti potrebbe essere riattivata e rispondere a bisogni veri».


Ma altre destinazioni possibili e auspicabili, secondo il medico che al Villa Rosa lavora da trent'anni esatti, sarebbero l'hospice o la lungodegenza. «La Provincia mette in campo risorse per salvare poli come l'Italcementi, senza alcun pregio, e poi lascia andare in rovina strutture come quella di Maso Grillo. Se non hanno i soldi per farne nulla, al limite abbiano il coraggio di abbatterla e di restituire l'area alla comunità di Pergine». Ma la rovina dell'edificio, secondo il dirigente medico, «era prevedibile ed è puntualmente avvenuta: il trasferimento dell'ospedale era pianificato da 20 anni e le soluzioni potevano e dovevano essere trovate per tempo. C'è una responsabilità quantomeno morale degli amministratori a vari livelli, anche perché chi lascia degradare la memoria del passato non potrà avere un futuro. Per chi, come me, ha lavorato per anni in quell'edificio, questa situazione genera tristezza, delusione e soprattutto rabbia».


Sentimenti che hanno anche a che fare anche con la situazione del nuovo ospedale Villa Rosa, sottoutilizzato e con un organico insufficiente: «È stato progettato per avere 110 posti letti più l'area didattica al terzo piano, poi questa è stata spostata a Rovereto. Così ora abbiamo un piano e altre zone dell'ospedale completamente vuote. E questo anche perché hanno preso le stesse persone che lavoravano in un ospedale piccolo come quello di Maso Grillo e le hanno trasferite qui, senza aggiustare i numeri».
A questo proposito, le recenti proteste del personale, sceso anche a Trento per cercare risposte, non hanno sortito effetti. E Bortolotti conclude: «A prescindere se valeva la pena di costruirlo o meno, ora abbiamo un ospedale nuovo che va fatto funzionare possibilmente 24 ore al giorno: qui si potrebbe fare una piastra per subacuti, con degenza cardiologica e pneumologica. Perché i nostri pazienti a volte non hanno una sola patologia, ma patologie multiple e ora vengono mandati da un ospedale all'altro.
Bisognerebbe invece tenere tutto insieme, anche perché i costi di gestione di un ospedale aperto 24 ore al giorno sono minori di quelli di uno costretto a chiudere gli ambulatori alle 16, come questo».

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