Istruzione / La polemica

La protesta delle mamme in Val di Non: la scuola è iniziata senza docenti, «i nostri figli hanno già perso una settimana a fare niente»

L’amara riflessione: possibile che in una Provincia Autonoma il livello di disorganizzazione sia questo? Hanno tentato inutilmente di avere informazioni, «nessuno dall’altra parte del filo ci ha mai risposto»

VAL DI NON. Un gruppo di genitori dell'alta valle di Non protestano perché i figli hanno sostanzialmente perso una settimana di scuola. Un problema che spesso si ripete, alla ripresa delle lezioni. «Le ore di scuola sono state coperte in qualche modo, ma in pratica i nostri figli in questi giorni hanno fatto ben poco, e già hanno perso qualcosa negli anni passati con la didattica a distanza e quanto causato dal Covid», afferma una delle madri che non comprendono quale sia il motivo che ha causato il ritardo delle nomine.

«Nostra intenzione è far sapere il nostro dissenso, probabilmente scriveremo anche all'assessore provinciale, sia pur dubitando che possa servire a qualcosa. Siamo però convinte che si possa fare meglio».

Alla base di questa dichiarazione c'è quanto avviene in Veneto: lì molte insegnanti, anche universitarie che non hanno ancora raggiunto la laurea, sono state incaricate per tempo, tanto che fin dall'1 settembre erano presenti all'elaborazione dei programmi, preparandosi per tempo a guidare una classe nelle scuole primarie, sapendo quale classe avranno e quale materia dovranno insegnare.

In Trentino, provincia autonoma che dovrebbe garantire servizi migliori, le nomine sono state fatte in ritardo; senza i preparativi propedeutici, senza che nelle classi vi fossero gli insegnanti titolari. Ora le cose stanno migliorando, le nomine sono gradualmente effettuate. «Ma perché in ritardo?», si chiedono le madri. «Non si possono anticipare i tempi per la definizione delle graduatorie e delle messe a disposizione previste, iniziando così l'anno scolastico senza ritardi di assegnazione delle cattedre?».

Una domanda condivisa anche in altre aree della provincia, dato che di posti scoperti, nel fine settimana appena concluso, ce n'erano ancora a decine. «Nei discorsi inerenti l'insegnamento si parla spesso di continuità, che non sempre viene garantita, si parla di programmazione e di garanzie per il miglior insegnamento possibile per i nostri figli» affermano le madri.

«Ci sono anche siti cui rivolgersi, ad esempio il Vivo Scuola che abbiamo tentato di contattare, senza che mai, all'altro capo del filo, rispondesse qualcuno. Dei dubbi, sulla qualità del servizio offerto, sono naturali. Ma soprattutto, riteniamo logico un'anticipazione dei tempi, per garantire che fin dal primo giorno di scuola l'insegnamento, per i nostri figli, sia garantito. Quanto succede non è giusto per i nostri figli, e non è giusto neanche per gli insegnanti, molti dei quali si trovano a dover fare lezione senza avere neppure il tempo di sapere cosa e a chi dovranno insegnare, entrando in una classe senza un briciolo di programmazione.

Precisiamo che non mettiamo in dubbio l'organizzazione dell'Istituto comprensivo o la preparazione degli insegnanti, ma da una Provincia autonoma ci si aspetterebbe una miglior organizzazione a livello di vertice, perché quanto avvenuto non è un imprevisto, ma una cosa che si ripete ogni anno».

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