Muore per il Covid in Africa: addio a padre Giorgio Abram, missionario in Ghana

di Leonardo Pontalti

RONZONE - Se n'è andato due mesi dopo il fratello, come lui colpito dal Covid: padre Giorgio Abram, 77 anni, è morto ieri ad Accra, capitale del Ghana.

Nato a Ronzone, in valle di Non, era cresciuto nel quartiere del capoluogo di Cristo Re e si era dedicato alla cura, spirituale ma anche e soprattutto sanitaria, delle popolazioni del Ghana, dove viveva da quasi quarantacinque anni.

Non era solo un religioso, padre Giorgio. Era prima di tutto un uomo di cultura, un filantropo, un generoso. Il suo è un nome che da decenni era legato alla lotta contro la lebbra e altre malattie particolarmente aggressive nella zona del continente africano in cui viveva e portava avanti la sua missione.Era nato nel 1944 a Ronzone, dove i genitori, del capoluogo, erano sfollati. Aveva studiato a Trento - dove era tornato con la famiglia, nel quartiere di Cristo Re, dopo il Secondo conflitto mondiale - poi a Brescia dove aveva frequentato anche un corso per paramedici.

Poi, la vocazione, sulla scorta di quella già maturata qualche anno prima dall'amato fratello Giuliano, di due anni più grande.Era entrato in seminario a Camposampiero, nel Padovano, nel 1955, scegliendo l'ordine dei Francescani conventuali e a Padova era stato ordinato sacerdote nel 1970. Il tutto sempre continuando a coltivare la sua passione per gli studi. Non solo quelli teologici a Roma, ma anche quelli in Legge, con la laurea nel 1974 e la pubblicazione della sua tesi da parte dell'Associazione elvetica per i diritti umani di Lugano.A Padova aveva iniziato a insegnare, continuando però anche a studiare e ottenendo così attestati in campo giurisprudenziale al Maryknoll College di New York e alla Notre Dame University dell'Ohio.

Nel 1977, gli viene proposto di lasciare l'insegnamento e l'Italia, per raggiungere il Ghana: accetta con entusiasmo e ben presto si rende conto che per aiutare le popolazioni locali falcidiate dalla lebbra più che gli studi in legge servono le sue conoscenze in campo medico e sanitario. Riprende così a studiare e si laurea anche in Medicina.Il suo costante impegno sul campo, nella missione aperta a Takoradi, lo porta a fondare anche l'associazione Ialo (International anti lepory organization) e a diventare rappresentante della Federazione internazionale delle associazioni contro la lebbra. Collabora con l'Oms, diviene una figura di spicco nella lotta alla lebbra e all'ulcera del Buruli, malattia microbatterica dagli effetti devastanti come la lebbra, soprattutto nel caso dei più piccoli. Nel 2015 era stato chiamato a lasciare il suo Ghana per il Vietnam, sempre per contribuire alla lotta a malattie ed epidemie, ma sempre facendo base in Africa, dove era tornato stabilmente dopo un paio d'anni.A gennaio era tornato in Italia per il funerale di Giuliano, morto a causa del Covid.

Poco dopo il rientro in Africa, anche lui era stato contagiato. Da qualche tempo era in ospedale, dove sembrava essersi lasciato il virus alle spalle. Ma l'altroieri è arrivato il decesso.

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