Cles, una casa per anziani che non è "di riposo"

di Federica Chini

E’ stata ufficialmente inaugurata giovedì pomeriggio Casa San Rocco, centro residenziale per anziani gestito dalla Cooperativa Sad di Trento nel quale sette ospiti vivono secondo la formula dello spazio condiviso (co-housing). La struttura, di proprietà dell’azienda di costruzioni Demagri Renzo e figli, si trova in pieno centro del paese, adiacente all’antica chiesetta di San Rocco e sottostante all’oratorio, un luogo dove gli ospiti possono facilmente interagire con il tessuto sociale locale. 
 
Alla cerimonia, tenutasi nella sala Giovanni Paolo II dell’oratorio ed allietata dal concerto della Coralità Clesiana, sono intervenuti un nutrito gruppo di autorità, tra cui i presidenti della Provincia e della Comunità della Valle di Non Ugo Rossi e Silvano Dominici, l’arcivescovo di Trento monsignor Lauro Tisi, l’assessora alle politiche sociali di Comunità Carmen Noldin nonché i rappresentanti dell’ente gestore, ossia la presidente Daniela Bottura, il direttore Diego Agostini ed il consigliere delegato Maurizio Suighi. 
 
Casa San Rocco offre un’assistenza completa agli anziani, con una formula innovativa e di nascita recente, differente dall’assistenza domiciliare e dalla residenza presso la casa di riposo: essi dispongono di un appartamento privato dotato di servizi, dividendo locali come il soggiorno e la cucina con altri ospiti, beneficiando sia della reciproca compagnia che delle cure delle operatrici che lavorano nella struttura. 
 
Un’esperienza consolidata già in essere nelle residenze di Casa Vela e Casa Tassullo - gestite dalla medesima cooperativa - frutto di una proficua sinergia tra i settori pubblico e privato ed il supporto di enti pubblici quali la Provincia e la Comunità di Valle. Sad lavora sul territorio trentino da 28 anni, dedicandosi all’assistenza domiciliare di anziani, disabili e soggetti in difficoltà ed ha saputo guadagnarsi importanti riconoscimenti dagli addetti ai lavori anche a livello internazionale. 
 
«Le case di cui ci occupiamo sono destinate a quegli anziani ancora  autonomi ma che per svariate ragioni faticano a rimanere a casa da soli - ha spiegato la presidente -. Con tale nuova progettualità essi possono vivere serenamente  l’avanzare dell’età ed arginare problematiche legate alla solitudine, che per molti di loro è devastante. In Val di Non abbiamo trovato terreno fertile per lo sviluppo di una simile iniziativa, grazie all’appoggio che ci hanno offerto le istituzioni». 
 
Il presidente della Comunità  ha messo in luce proprio la positività dell’interazione tra pubblico e privato. «Il successo di Casa San  Rocco è dovuto a molteplici fattori, in primis il coraggio e l’intraprendenza dell’impresa di costruzioni e della cooperative le quali, assumendosi dei rischi, hanno puntato su una progettualità differente, creando un servizio ad hoc per la comunità» ha detto Dominici. Monsignor Tisi ha invece ricordato la nascita delle tre case - un sogno diventato realtà - sottolineando la necessità di idee, duttilità e creatività nel welfare. Ha poi messo in luce il valore degli anziani e dei nonni secondo le parole di Papa Francesco, la cui lunga vita non termina ma trova un compimento. 
 
«La Provincia ha avuto ragione nel dare fiducia a queste iniziative, ora ha il dovere di portarle avanti, contando sulle forze all’interno nelle comunità stesse - ha rilevato Ugo Rossi -. Sono esperienze che meritano un supporto e danno man forte alla coesione sociale ed al volontariato, senza dimenticare il loro potenziale a livello di occupazione».  A conclusione dell’intervento delle autorità, taglio del nastro e benedizione della struttura da parte del vescovo, affiancato dai sacerdoti dell’unità pastorale Santo Spirito don Renzo Zeni e don Daniele Armani.

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