Apt, Funivie pigliatutto

di Lorena Stablum

Stanno suscitando un certo malcontento le modalità con cui si sta attuando l’aumento di capitale sociale dell’Azienda per il turismo delle Valli di Sole, Peio e Rabbi. Il 20 maggio 2016, l’assemblea straordinaria dei soci aveva deliberato l’aumento di capitale sociale dall’attuale importo 289.664 euro fino a un massimo di 400.000 euro mediante l’emissione di 110.336 azioni ordinarie.

In valle, però, serpeggia il malumore perché, si afferma, non si rispettano le norme dello statuto della società e si creano dei disequilibri tra le diverse categorie economiche e turistiche nella composizione dell’azionariato. In particolare, alcuni soci puntano l’attenzione sulle prescrizioni dell’articolo 9 dello statuto, che stabilisce in che misura ogni socio può sottoscrivere la propria partecipazione.

In via generale, infatti, ogni socio non può detenere una partecipazione societaria superiore all’1% mentre sono riservate delle partecipazioni superiori ai Comuni e alla Comunità di valle dell’ambito (fino a un massimo del 49%), alle associazioni di categoria fino a un massimo del 6% ciascuna e agli stabilimenti termali fino a un massimo del 2% ciascuno. Anche per gli impianti funiviari è fissato il limite dell’8% delle azioni. E proprio qui nasce la preoccupazione.

L’articolo non riporta la parola «ciascuno», come nel caso delle terme e delle associazioni di categoria, lasciando intendere così che l’8% sia la quota complessiva riservata alle tre società funiviarie della valle: Funivie Folgarida Marilleva Spa, Peio Funivie spa, e Tonale Funivie spa. Quota che, invece, secondo alcuni soci sarà abbondantemente superata con delle conseguenze sulla rappresentatività dei diversi settori del turismo di valle all’interno della stessa Apt.

In realtà, ben prima dell’avvio dell’aumento di capitale sociale, le società impiantistiche detenevano azioni che complessivamente superavano il limite fissato: le sole Funivie Folgarida Marilleva spa, ad esempio, nel bilancio 2016 dichiaravano una quota di partecipazione del 7,18%.

Proprio da qui parte il presidente dell’Apt Luciano Rizzi per chiarire alcuni aspetti della questione. «La situazione risale ancora allo statuto approvato quando di fatto iniziò la privatizzazione dell’Apt - spiega Rizzi -. Allora lo statuto diceva che gli impianti avevano diritto a possedere il 4% delle azioni per ciascuna località turistica: quindi, Folgarida, Marilleva, Tonale e Peio. Il fatto che oggi, Folgarida Marilleva abbia quasi l’8% è un retaggio di quello statuto. Se poi ci ricordiamo bene, fino a qualche tempo fa, le Funivie di Peio, che si fermavano al 4%, erano fortemente legate a Folgarida Marilleva che ne deteneva la maggioranza.

Ora, la revisione dello statuto di tre anni fa intendeva dare pari dignità alle tre società impiantistiche. La mancanza della parola ?ciascuno? è un errore formale, che saneremo con la convocazione a fine mese di un’assemblea straordinaria. L’aumento di capitale serve a regolarizzare una situazione in modo che le funivie di Peio e del Tonale possano avere la stessa dignità degli impianti di Folgarida Marilleva, oltre che, naturalmente, ad allargare la compagine sociale. È un modo per rafforzare il legame con i soci ed è sostanzialmente una scelta tecnica, non politica».

Le funivie, quindi al termine dell’aumento di capitale, potrebbero avere il 24% delle azioni? «Esattamente - aggiunge Rizzi -. Ricordiamoci che ogni anno le funivie versano all’Apt 288.000 euro per la promozione turistica ed è interesse dell’Apt che questi soldi ci siano a bilancio. Inoltre, nel cda le tre società funiviarie hanno due rappresentanti. Non mi pare, quindi, che ci sia una presa di potere o che si vada a rompere degli equilibri».
Finora, l’aumento di capitale, che si chiuderà il 31 dicembre 2018, ha suscitato l’interesse delle società impianti, di Asat e Unat e di qualche Comune, come evidenzia il presidente.

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