Festival Jazz, Merlin silurato Il musicista trentino si sfoga

Dopo 14 anni alla testa del festival Jazz, Enrico Merlin lascia. O meglio: è stato fatto fuori. Lo annuncia lui in una lunga e appassionata lettera su Facebook, in cui fa trasparire un velo di amarezza.  

«Non sono più direttore artistico del Trentino In Jazz Festival (ex NonSoleJazz). Una creatura che è nata e si è sviluppata in 14 anni di dedizione, passione e sacrifici. E, come spesso accade in queste situazioni, è finita male - per quanto mi riguarda nel peggiore dei modi. Quando vivi le cose intensamente come le vivo io (e non con il profitto economico quale interesse primario), il tradimento ideologico delle direttive culturali, delle implicazioni sociali e propedeutiche che ogni serio amministratore dovrebbe avere come stimolo a determinare la rotta delle proprie scelte, apre una ferita insanabile» afferma l'ex direttore. 

Ci sono molti motivi, e uno è l'incomprensione reciproca. Lo spiega Merlin: «Una volta uno di questi amministratori mi disse: "chi riempie la piazza vince". Io mi incazzai come una furia e gli dissi che non pensavo che avrei mai sentito proferire parole come queste da un assessore alla cultura. Anni dopo questa è la situazione, ma peggio. Forse il Festival continuerà senza di me con una diversa direzione (nel significato ambivalente del termine).

Amici appassionati che negli ultimi anni prendevate le ferie per seguirci lungo le Valli del Noce, sappiate che dietro alle scelte musicali non ci sono più io, ma forse vi "divertirete" anche di più... Voi siete un elite, ma la maggior parte della "ggente" vuole divertirsi, più che essere indotta a pensare, essere portata in posti sconosciuti, a esplorare paesaggi mai nemmeno immaginati».

Un utopista al comando, e adesso il viaggio interstellare è finito. Merlin si rivolge anche ai colleghi: «ai colleghi musicisti cosa posso dire? Grazie a tutti coloro che hanno partecipato nelle passate edizioni, spesso accettando condizioni economiche ridicole in nome della musica, perché sapevate quanta passione ci mettevo e perché condividete (ancora) quell'ideale di cui parlo poco più sopra. Con molti di voi sono nate, grazie al Festival, durature e sincere amicizie. Se vi riconvocheranno, questa volta, magari andateci al prezzo di mercato...

Buon viaggio e buona fortuna a tutti. E comunque, 14 anni è un bel record per un festival come questo! Possiamo essere soddisfatti». 

La versione di chi resta, però, è meno idilliaca, come spiega Chiara Biondani che di fatto passa da direttore organizzativo a direttore full time, per consentire l'edizione 2017 (magari diversa per spirito e nomi): «Mi dispiace, ma sono successe delle cose con Enrico che hanno incrinato lo spirito di collaborazione del team.

Che poi team per modo di dire: eravamo io, lui, Massimo Faes e Nicola Bortolamedi , più il supporto volontaristico del personale della Scuola Musicale Eccher...». Per Biondani «Sono state situazioni che hanno incrinato lo spirito di fiducia e di collaborazione, aggiungendo forse la difficoltà di scelte artistiche troppo azzardate, oltre alla presenza forse un po' troppo forte di Merlin come musicista negli eventi che organizzava». 

Per Chiara Biondani «Era arrivato il momento di dire che non era più possibile andare avanti così, dopo 14 anni molto belli. Mi spiace, ma sono andata a confrontarmi con la cordata di Comuni che hanno creduto in questo festival, ed è emerso chiaramente che c'era una certa stanchezza, ed una difficoltà a capire delle scelte artistiche un po' troppo all'avanguardia, unite con una sua presenza scenica un po' troppo forte.

Anche perché questa rassegna non è fatta per i turisti ma è rivolta soprattutto alla gente del posto». Che cosa succede al Festival adesso? «Posso dire - spiega Biondani - che la rassegna si farà, magari con una formula un po' ridotta e diversa, più vicina ai gusti del territorio. Ci sto lavorando con Faes e Bortolamedi, anche facendomi consigliare da altri direttori artistici e musicisti che ho conosciuto in questi anni. Speriamo che vada bene, e un po' mi dispiace, ma erano accadute delle cose che non ci permettevano di continuare il percorso insieme».

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