Casse rurali Val di Sole, la fusione è più vicina

Discorso avviato

di Lorena Stablum

Il discorso sulla fusione è più che avviato. I consigli di amministrazione delle Casse rurali Altavaldisole e Pejo e Rabbi e Caldes si sono incontrati in una riunione congiunta e, sebbene non abbiano ancora deliberato nulla di definitivo, hanno deciso di portare la riflessione su un piano superiore.
L’impegno è quello di ufficializzare tale volontà all’interno dei rispettivi Cda con l’assunzione di una delibera apposita e di dare vita così a una commissione paritetica formata dai due presidenti, dai direttori e da due rappresentanti dei cda, che discuta e affronti tutti gli aspetti legati a un passo che, se non è imposto da una situazione preoccupante dei numeri di bilancio, sembra però ormai necessario.

Di fusione i due istituti solandri del credito cooperativo stanno parlando da un po’ di tempo, ma finora non si era proceduto oltre. Ora, invece, si sono presi dei precisi impegni che, se raggiungeranno la fusione, potrebbero dare vita all’ottava Cassa rurale del Trentino in ordine d’importanza con oltre 5.000 soci e un patrimonio che supera i 70 milioni di euro. Durante l’incontro, al quale ha preso parte anche Norma Benoni della Federazione della Cooperazione trentina, i due cda hanno avuto modo di analizzare i bilanci delle due casse rurali ed è stata anche proposta una timida proiezione di un bilancio unificato.

«Tante Casse rurali si sono trovate in una condizione per la quale la fusione era una strada inevitabile - commenta il presidente della Cassa rurale Alta ValdiSole e Pejo Maurizio Albasini -. Fortunatamente, ad oggi, i nostri istituti di credito cooperativo invece non sono costretti a intraprendere questa strada per esigenze di bilancio dal momento che presentano dei conti solidi. Ci sono però degli aspetti che vanno considerati come il patrimonio, ad esempio, che con la fusione avrebbe un volume tale per cui potremo essere più tranquilli sul fronte del rispetto degli obblighi di bilancio che ci sono imposti».

Ma nel ragionamento complessivo di Albasini entrano anche il contenimento dei costi di gestione che, evidenzia il presidente, «oggi sono elevatissimi», la governance, chiamata a essere sempre più formata e competente, l’efficientamento dell’organizzazione bancaria e del personale e un uso più oculato dell’outsourcing, cioè dell’affidamento all’esterno di alcune funzioni o attività proprie.

«Lo scopo è migliorare e ampliare i servizi che intendiamo dare ai nostri soci e clienti e che è lo stesso mercato che ci obbliga a fornire - conclude Albasini -. Se vogliamo rimanere sul mercato, dobbiamo per forza diventare una banca come le altre, naturalmente salvaguardando gli aspetti peculiari della cooperazione come la territorialità e il rapporto con i soci».
Più cauto si mostra invece il presidente della Cassa rurale di Rabbi e Caldes Claudio Valorz, che sottolinea come si sia presa coscienza che a fronte della situazione economica qualcosa vada fatto.
«Visto che non siamo pressati, in base alle regole attuali, da problemi economici non abbiamo l’urgenza di decidere ma possiamo sederci al tavolo per ragionare in maniera serena e fare una riflessione che vada oltre l’aspetto di chi è più grande e chi è più piccolo - afferma Valorz -. Oggi, gli indirizzi che arrivano dalla Banca d’Italia spingono per avere strutture più grandi e organizzate che consentano di istituire all’interno delle banche uffici e settori dedicati ad aspetti particolari della gestione bancaria».

comments powered by Disqus