Malore sul Cimòn di Bolentina, perde la vita un 38enne

Nonostante le manovre di rianimazione, per lo sfortunato scialpinista non c'è stato nulla da fare

di Leonardo Pontalti

Si è conclusa nella maniera più tragica, per un carabiniere roveretano di 38 anni, quella che doveva essere per lui ed i suoi compagni di escursione, soltanto una bella giornata di scialpinismo in valle di Sole.
Erano da poco passate le 13 quando Luca Lo Russo, appuntato scelto che dal 1998 all'ottobre scorso aveva prestato servizio alla stazione di Sant'Orsola, prima di essere stato trasferito a Mattarello quattro mesi fa, ha accusato una fitta mentre aveva appena iniziato la discesa dal Cimon de Bolentina, 2.287 metri, venendo stroncato da un infarto.
Si trovava a quota 2.200 metri, assieme ad una ventina di appartenenti alla Scuola di alpinismo e scialpinismo «Castel Corno», nota ed apprezzata realtà legata alle sezioni Sat di Rovereto e Mori. Proprio assieme a loro stava frequentando il corso di scialpinismo 2015, il 34° organizzato dalla Scuola lagarina: quella di ieri in val di Sole era la seconda uscita pratica del percorso formativo, che Luca avrebbe dovuto concludere tra poco più di un mese.
Non appena gli istruttori ed i compagni di escursione hanno visto Luca in difficoltà hanno capito che il problema non era di poco conto: hanno subito allertato il 118 e la centrale operativa ha fatto immediatamente decollare da Mattarello l'elicottero dei vigili del fuoco permanenti. Il pilota ha subito portato in quota l'equipe medica con il rianimatore e il tecnico di elisoccorso del Soccorso alpino trentino e, con una successiva rotazione, la squadra di tecnici della zona Val di Non - val di Sole, in funzione di supporto.
Purtroppo, quando i medici sono arrivati sul posto Luca Lo Russo era già in arresto cardiaco da qualche minuto e, nonostante i tentativi di rianimazione protrattisi per quasi quarantacinque minuti, per lui non c'è stato nulla da fare.
La salma dell'appuntato roveretano è stata trasportata a valle e ricomposta nella camera mortuaria di Malé, dove nel pomeriggio sono saliti familiari e colleghi dello sfortunato trentottenne.
La notizia della tragedia si è rapidamente diffusa tra gli amici ed i colleghi di Luca, tutti addolorati ma soprattutto increduli per la sorte toccata ad un uomo giovane e da sempre sportivo, amante delle escursioni in bicicletta, in montagna, sulla neve. Un ragazzo sano, solare ed un professionista esemplare.
Intanto, i compagni del corso hanno raggiunto orfani di Luca le loro auto nell'abitato di Bolentina comprensibilmente sotto shock. Tra loro anche Alberto Micheli, direttore del corso, e presente ieri all'escursione. È stato lui il primo a rendersi conto che qualcosa non andava. Ed ha capito subito che erano necessari soccorsi immediati: «Era la seconda uscita sul campo, avevamo scelto quel percorso proprio perché è molto semplice, non c'è vento, ieri la giornata era perfetta - racconta - avevamo raggiunto la cima senza difficoltà, naturalmente senza correre. Nessuno aveva avuto problemi. Era un'uscita didattica, ci eravamo presi tutto il tempo per fare le cose con calma. Stavamo iniziando a scendere, non avevamo ancora messo gli sci. Luca era subito dietro di me. Ho sentito che mi chiamava, ha detto solo "Non sto bene"». Poche parole, ma il volto tradiva la gravità della situazione, che tutti hanno capito subito: «Si è accasciato, l'abbiamo messo in sicurezza e abbiamo subito chiesto l'intervento dell'elisoccorso. Sono arrivati davvero in pochi minuti, ma non c'è stato niente da fare». L'angoscia è evidente, palpabile. Per l'amico che non c'è più, portato via a 38 anni da un malore che lascia senza parole.

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