Andalo, Carta di regola

Gli abitanti di Andalo e la loro storia nel libro «La Carta di Regola» del 1623, una sorta di statuto comunale dell’epoca che sarà donato per Natale a tutte le famiglie del paese dall’amministrazione comunale. L’autogestione del territorio era una sorta di disciplinare che, nei secoli addietro, le comunità montane si davano per governare in piena autonomia e rendicontare ai cittadini, con la massima trasparenza, il loro operato. Da tale visione sul «bene pubblico» ebbe origine la Carta di Regola che ogni comunità adottava, trascrivendola secondo le proprie esigenze e abitudini. Andalo aveva smarrito l’originale della sua Carta, ma fortunatamente il circolo culturale «Stenico 80 - Giuseppe Zorzi», l’estate scorsa ritrovò una trascrizione del documento, autenticata e risalente al Settecento. Attraverso l’associazione culturale Judicaria, fu informato del ritrovamento il sindaco di Andalo, Alberto Perli, e la biblioteca intercomunale della Paganella. Tale ritrovamento stimolò la ricerca dell’originale della Carta di Regola che, alcune settimane dopo, i bibliotecari Graziano Cosner e Sandro Osti (nella foto con il sindaco al centro) ritrovarono nell’archivio parrocchiale, dove è tuttora custodita. I due bibliotecari si presero qualche settimana di tempo per leggere tutto il manoscritto vergato nell’anno 1623 e consultare i testi esistenti nell’archivio di Stato di Trento e nell’archivio di famiglia del notaio Crivelli, ricostruendo così la storia dell’epoca, quando la giurisdizione di Belfort comprendeva Andalo e Molveno. E qui scaturisce una prima curiosità: a quei tempi l’altopiano era suddiviso in tre giurisdizioni, ossia Belfort, Fai con Zambana e la giurisdizione di Spormaggiore, Cavedago e Sporminore. Insomma: Castel Belfort, pur essendo a metà strada tra Spormaggiore e Cavedago, era la sede della giurisdizione di Andalo in «terra straniera».
La Carta di Regola fu imposta dal vicario di Castel Belfort ed è un codice per regolamentare l’uso, la gestione e manutenzione del patrimonio pubblico; tale codice è suddiviso in 54 capitoli e i due bibliotecari, con un lavoro certosino, hanno tradotto e spiegato nel libro tutte le regole a cui dovettero adattarsi gli abitanti dal 1623 fino alla soppressione della Carta con l’avvento del periodo napoleonico. La Regola di Andalo era governata da due Regolani che, per garantire la massima trasparenza, si controllavano vicendevolmente, e da due Saltori, figure assai simili ai nostri assessori comunali. La funzione dei Saltori era di vigilare sul rispetto delle regole, controllando gli abitanti e sanzionando i trasgressori, sorvegliando l’intero territorio della comunità. Vigeva una forma di autarchia totale, dove attraverso le proprie risorse ad Andalo fu creata un’indipendenza di natura economica, dove ognuno doveva mettere a disposizione le proprie risorse per il bene comune. Il libro è di facile lettura perché è strutturato in maniera del tutto comprensibile: dall’introduzione storica, geografica e anagrafica, fino alla spiegazione sintetica dei 54 capitoli, accompagnando il lettore lungo un percorso ricco di aneddoti e curiosità, per rivivere le regole civiche di quell’epoca. Dopo quest’entusiasmante esperienza di ricerca per riportare alla luce la Carta di Andalo, ai due bibliotecari piacerebbe tanto considerare questo libro come avvio di una nuova collana editoriale per divulgare tutte le Carte di Regola dell’altopiano. La prossima uscita prevista è la Carta di Regola di Spormaggiore, di cui esiste una copia trascritta, ma si spera di ritrovare l’originale, come avvenuto per Andalo. La «mission» della biblioteca intercomunale della Paganella, come per i libri già pubblicati in passato sulla storia e sulle immagini d’epoca dei cinque comuni dell’altopiano, vuole essere proprio questa: riscoprire le origini, le tradizioni e le trasformazioni sociali attraverso i documenti ereditati dal passato. E questo libro è destinato a divenire una preziosa testimonianza nelle case di tutti gli anderlesi legati alla loro terra, che li aiuterà a scoprire il senso civico e lo stile di vita dei loro avi.

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