Credito / La storia

Usa il bancomat, i soldi non escono: imprenditore in lite con la banca (da febbraio)

Una vicenda kafkiana per l’uomo di Pieve di Bono, alle prese con la Cassa Rurale. Fra telefonate, allusioni degli impiegati, mancate risposte: «Non ci sono più le Rurali di una volta»

di Giuliano Beltrami

PIEVE DI BONO. "Che banca!", con quattro punti esclamativi, almeno nella voce. Il nostro interlocutore è un imprenditore della pieve di Bono, e la banca cui fa riferimento è l'unica banca di credito cooperativo che ha sede nelle Giudicarie: la Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella o, per dirla con il termine mutuato dall'istituto bancario che ha fatto da incorporante nell'ultima fusione, La Cassa Rurale.

L'episodio che racconta non depone certo a favore dell'efficienza della Cassa, vuoi per l'assenza di risposte, vuoi per il protrarsi dei tempi. «Perché un errore si perdona a chiunque, ma l'arroganza no», come sostiene il nostro interlocutore.

Ecco il racconto, supportato dalla documentazione. «Il giorno 15 febbraio 2021, alle 15,44 (vedi scontrino), mi reco presso lo sportello bancomat della Cassa rurale, filiale di Condino. Digito la procedura per un prelievo di 200 euro. Esce lo scontrino come se avessi prelevato i denari richiesti. In realtà non esce nemmeno una banconota. Il giorno dopo, 16 febbraio, alle ore 10,16, telefono allo 0465-673430 e parlo con una certa... (e cita il nome dell'impiegata, ndr). Dopo aver sentito l'esposizione del mio problema mi comunica che si sarebbe informata».

A questo punto inizia lo sfilacciamento dei tempi. "Il 2 marzo 2021, dopo 15 giorni dalla mia telefonata, richiamo. Riparlo con la signora, la quale mi dice che il suo collega le ha comunicato che dalle loro verifiche gli euro non ritirati sono 180, non 200. Io ribadisco che mi sono stati addebitati 200 euro come prelievo, ma non li ho ritirati».

Passa il mese di marzo, e il 30 lo sfortunato parla con un altro impiegato. «Sollecito una risposta e lascio nuovamente il mio numero di telefono e la mia mail. Il 12 aprile, verso le 16, ricevo la telefonata da un terzo impiegato, il quale mi chiede se mi sia arrivato l'accredito. Rispondo che devo controllare. Per tutta risposta mi si ripete che la cifra è di 180 euro, non 200 come dico io. E come dice lo scontrino».A questo punto l'incidente assume toni sgradevoli, perché l'impiegato lascia andare una frase capace di ferire: «Non è che forse le sono scappati in mano?».

«Replico fortemente - ammette il cliente - che non è possibile (non sono rimbambito del tutto). Ho detto anche che è molto preoccupante quanto affermato dalla banca. Nel sistema c'è qualcosa che non funziona. Se pensano che io abbia prelevato i 20 euro possono verificarlo con il filmato della telecamera posta in prossimità del bancomat».

Ogni storia, di solito, ha una conclusione. Questa non l'ha ancora. L'imprenditore di Pieve di Bono racconta le ultime tappe, con il clima che si è per forza inacidito. «Dal giorno del mancato ritiro, 15 febbraio, all'ultima comunicazione della banca, 12 aprile, sono passati 2 mesi. Dal 12 aprile ad oggi sono passati più di 7 mesi senza che nessuno della banca si sia fatto vivo».

Quindi? «Ora prenderò i provvedimenti del caso, con un pizzico di nostalgia per le Casse di un tempo, che erano banche del territorio».

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