Palafitte di Fiavè: le antiche abitazioni rivivono nel parco, quest'estate l'inaugurazione

di Denise Rocca

FIAVE' - Arriverà in estate l'inaugurazione del Parco Archeo Natura di Fiavè, a completare il polo dedicato all'archeologia che recupera la storia e il valore delle palafitte locali. La sua riconosciuta importanza è dovuta a diversi fattori: l'eccezionale stato di conservazione delle strutture lignee di sostegno delle antiche abitazioni (pali), la presenza di villaggi di epoche diverse (dal Neolitico all'età del Bronzo) caratterizzati da specifiche scelte costruttive (su sponda o in elevato sull'acqua).

Dove un tempo si estendeva l'antico lago Carera, oggi sta rinascendo l'abitato palafitticolo in un contesto ambientale e naturale di grande valore che di recente ha visto anche comparire un esemplare raro come lo sciacallo dorato.

I lavori sono gestiti dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia di Trento e l'appuntamento con questo 2021 non si poteva proprio saltare: ricorrono infatti i dieci anni dell'iscrizione nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco del sito seriale e transnazionale «Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino» di cui fanno parte anche le palafitte trentine di Fiavè e Ledro.

«L'intento con il Parco - spiega Franco Marzatico, a capo della Soprintendenza - è quello di coniugare la trasmissione divulgativa dei saperi con il gusto della scoperta e il coinvolgimento del pubblico, in un contesto naturalistico e paesaggistico preservato da sconvolgimenti antropici. Nel mondo degli studiosi il sito di Fiavè è il sito per eccellenza, non ci sono altri luoghi dove i ritrovamenti sono stati così ingenti». Il parco palafitticolo fiavetano in via di conclusione contiene delle riproposizioni in grandezza naturale dei pali di sostegno delle capanne, la ricostruzione dell'ultimo villaggio con le sue ingegnose fondazioni a reticolo bloccate dai pali a plinto e la palizzata di cinta.

Un itinerario didattico accompagnerà i visitatori nella scoperta del sito con una decina di installazioni ricostruttive e di ambientazioni scenografiche che, accompagnate da pannelli con brevi testi didascalici in tre lingue, illustreranno aspetti delle attività di sussistenza, della lavorazione del legno, della produzione ceramica e metallurgica nelle palafitte.

Tutto è strettamente correlato alla ricchezza di manufatti ritrovati a Fiavè nel corso degli scavi e dello studio del sito, a partire dagli anni Settanta: una parte sono conservati nel Museo delle Palafitte, in paese, dove si trovano esposte numerose testimonianze della vita quotidiana dell'età del Bronzo, fra i quali diversi oggetti in legno conservati grazie all'azione protettiva dell'acqua. Il Museo propone un'esperienza immersiva grazie anche alla presenza di un plastico che restituisce l'idea dell'ultima fase di vita del villaggio palafitticolo Fiavè 6, che viene ora proposta anche a grandezza naturale nelle ricostruzioni del Parco Archeo Natura.

«La scelta consente di proporre al pubblico precisi spaccati di vita quotidiana del II millennio a.C. che hanno una stretta connessione con la realtà emersa durante le ricerche - spiega l'archeologo Franco Marzatico -. In questo modo sarà possibile conferire al Parco di Fiavè una forte, specifica connotazione, basata proprio sull'attinenza, il più possibile "filologica", con i dati di scavo del luogo. Questa stretta relazione permetterà di distinguere nettamente gli allestimenti di Fiavè da quelli realizzati in altri siti dove sono state pure riedificate palafitte, come la vicina Ledro o altri siti europei».

La Soprintendenza si è direttamente fatta carico, oltre che dei compiti di tutela, conservazione, restauro e valorizzazione legati al funzionamento del Museo, anche della definizione del progetto ricostruttivo del villaggio palafitticolo e degli indirizzi gestionali connessi all'apertura del Parco Archeo Natura.

L'investimento da parte della Provincia è stato ingente, è un ventennio che si lavora, a più mani, alla valorizzazione della torbiera e del sito: oltre alla creazione del Museo, c'è stata anche la rinaturalizzazione dell'area da parte del Servizio Sviluppo Sostenibile e aree protette, la continua manutenzione naturalistica.

«C'è stata una condivisione di prospettive rispetto a quel luogo in passato - prosegue Marzatico - e ora l'intenzione è quella di essere il più possibile inclusivi rispetto al territorio lavorando con Apt, Comune, Ecomuseo e anche con una gestione innovativa che metta in relazione Fiavè con gli altri siti archeologici».

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