Tione, due bimbe salvano un riccio

Era finito in un tubo di plastica

di Giuliano Beltrami

Ci sono storie di animali che inteneriscono il cuore. Quella del riccio di Tione (una storia minima) fa parte della categoria, perché contiene tutti gli ingredienti giusti: un animale prigioniero, due bambine sensibili, un nonno e un amico premurosi che liberano il malcapitato. Insomma, un’umanità dolce, lontana dal clima crudo e crudele dei nostri giorni. Già, perché di solito la cronaca è costretta a occuparsi di animali investiti dalle auto. E gli episodi sono talmente numerosi che quasi non fanno più notizia. Sotto le ruote di quelli che Richard Adams nello splendido romanzo «La collina dei conigli» chiamava i «rududù» finiscono cinghiali, caprioli e cervi. Per non parlare delle stragi di rane e di rospi che attraversano in determinati periodi le strade...

Stavolta no. Stavolta è stato diverso. Un povero riccio si è infilato in un tubo di plastica profondo circa mezzo metro, piantato a terra, pronto per accogliere un palo metallico. Come non bastasse, sul fondo c’erano almeno dieci centimetri di acqua. Considerato che il tubo di plastica ha le pareti lisce, il povero riccio, nonostante i tentativi, non riusciva a risalire: sarebbe morto senza dubbio se due sorelline gemelle di cinque anni, Martina ed Alessia, non fossero accorse in aiuto.

Stavano giocando come fanno tutti i bimbi della loro età, quando hanno notato nel tubo a fianco di un muretto di cinta l’animale intrappolato in quella situazione impossibile. Probabilmente ci era finito dentro la notte prima, durante la sua passeggiata in cerca di cibo. Quelli che se ne intendono dicono che i ricci girano solo di notte.

Le bambine hanno chiamato subito il nonno. Facile immaginare l’eccitazione: «Che si fa?». Con l’aiuto di un vicino di casa il nonno ha estratto l’animale, ancora vivo, usando un attrezzo da giardino. A quel punto i due lo hanno portato in un prato dove, per la gioia di Martina e Alessia, hanno ridato la libertà al riccio. Con la raccomandazione di non cacciarsi più nei guai.

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