Visitatori a migliaia per il presepe di Brione

Cinquemila? Diecimila persone? Di certo una gran ressa al presepe vivente di Brione: ressa a Condino, ai punti di partenza dei bus navetta, e ressa lungo le stradine del piccolo centro arrampicato sulla montagna che incornicia la valle del Chiese. Abitanti dei paesi vicini, ma anche bresciani ed extra valligiani, tutti richiamati dal presepio fra le case, nelle piazzette, sotto gli avvolti, negli androni del paese. A vegliare sull’ordine la polizia di valle, i carabinieri in congedo e quelli in servizio, i vigili del fuoco volontari.

Campanò. Ad accoglierti, appena metti piede a terra, è il suono delle cinque campane della chiesetta con la loro melodia pulita: sono nuove, dato che sono tornate a casa due anni fa, dopo un restauro subito in Austria. Altri suoni ti attendono: mentre percorri l’itinerario, in ogni angolo spunta un altoparlante dal quale esce un brano intonato al Natale. Sarà un disco? No. A cantare è un coro locale, il Sette Torri, ospitato sotto un avvolto.

Ti infili nel corteo e ti arrampichi lungo la strada che porta nel centro storico, non prima di sentire uno strillone che chiede: «Apponi la tua firma al censimento romano!». Ci siamo! Effettivamente il presepio lo avrà pure inventato San Francesco, ma ti racconta di Betlemme, della Palestina...

Ed ecco che entri nel vivo, passando di figurante in figurante, di quadretto in quadretto. Ecco le lavandaie; ecco chi sgrana le pannocchie e chi lavora i vimini; ecco i romani con la classica scritta «SPQR». Sali fra le case dalle facciate addobbate con le piante delle pannocchie; imbocchi una scala in discesa che ti porta in un piazzale fra le case, quindi risali da un’altra scala. Ti lasci alle spalle la bancarella che vende verdura e un’altra che vende stracci; incontri chi espone erbe aromatiche e chi scolpisce il legno, una ricamatrice ed il falegname, donne al telaio, il taglialegna, l’arrotino, l’impastatrice di pane...

Tutti mestieri che hanno bisogno del presepio per tornare ad essere protagonisti. Lo furono per secoli, ma oggi (nella civiltà dell’usa e getta e del pret-à-porter) sono finiti nel ripostiglio della memoria. Passano le ore, e le prime ombre della sera calano su Brione, ma la gente continua a sciamare in un corteo che non finisce mai. E’ pure un’occasione di incontro: ci si saluta, si butta lì un commento. Si apprezza. Ci si ferma a mangiare una salamella e a bere un tè caldo. «Mi sa che c’è più gente qua che gli anni scorsi giù da noi», commenta il sindaco di Condino guardandosi attorno. «È un bel modo per integrarsi fra comunità». Già. Che ci sia necessità gi integrazione lo dice la storia: dal prossimo primo gennaio Brione e Condino, insieme a Cimego, saranno Comune unico: Borgo Chiese.

I figuranti (oltre un centinaio) danno già il significato dell’integrazione: sono metà di Brione e metà di Condino. Le Associazioni e i volontari che hanno dato una mano alla Pro Loco ed all’Amministrazione comunale di Brione nell’organizzazione e nella gestione della manifestazione hanno casa in entrambi i paesi. Un successone in tutti i sensi, insomma. Naturalmente non manca la capanna con la Sacra Famiglia: Giuseppe, Maria e il Bambinello, con gli animali che scaldano l’ambiente. Sennò che presepio sarebbe?

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