Mette al cane il collare elettrico: a processo

Il cane, un bell’esemplare di segugio italiano, era scappato nel bosco vicino casa, in val Rendena; il giorno seguente era stato rintracciato e, grazie al microchip, riconsegnato ai proprietari. Ma la storia non è finita bene e ha avuto uno strascico penale: chi ha ritrovato il segugio non ha mancato di segnalare alla polizia locale che il cane indossava un collare elettrico. Il proprietario, cinquantenne, si trova ora a processo per maltrattamento di animali.

La vicenda è finita davanti al giudice di primo grado «per una precisa scelta processuale», come evidenzia l’avvocato Mauro Bondi, difensore dell’imputato: per rispondere all’accusa di aver fatto indossare al cane un collare «in grado di procurargli sofferenza con una scossa emessa da elettrodi», l’imputato è pronto ad un confronto in aula, respingendo ogni addebito. Si è rifiutato di estinguere il reato attraverso l’oblazione, preferendo discutere della vicenda davanti al giudice: intende infatti dimostrare che il cane non viene assolutamente maltrattato, che fa parte integrante della sua famiglia (l’uomo ha figli) e che il collare elettrico indossato dal cane emette un suono (anche in assenza di scosse) che serve da richiamo. Il processo, aperto ieri in tribunale a Trento, è rinviato ad ottobre.

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