Spiazzo Rendena, depuratore in tilt

Un’entrata anomala di liquami e deiezioni animali.
Questo il motivo per cui, nella mattinata di ieri, l’impianto di depurazione di Spiazzo Rendena è risultato compromesso.
«Una cosa mai vista in circa 20 anni di attività» spiegano basiti i dipendenti della D.Oc. Depuratori Occidentali, ovvero l’azienda che, oltre a questo, gestisce altri 30 impianti di depurazione.
«Nella pausa pranzo di giovedì - spiega Stefano Failoni, responsabile tecnico della D.Oc - abbiamo registrato un’entrata anomala e massiccia di deiezioni animali e poco dopo gli addetti hanno trovato i pre-trattamenti in condizioni disastrose».

Subito sono partite le operazioni di ripristino da una parte, e quelle di diffusione d’allarme a tutti gli enti interessati dall’altra.
Nonostante in serata il problema sembrasse già risolto, nella notte tra giovedì e venerdì la situazione è peggiorata fino a compromettere l’operatività del depuratore.
«Questo - prosegue il responsabile - è un impianto che tratta dai 700 agli 800 metri cubi di materiale al giorno. È già capitato che ci siano entrate anomale, ma questa volta i metri cubi immessi sono molti di più».
Si tratta, infatti, di un depuratore in cui confluiscono le acque nere dei paesi che vanno da Caderzone Terme a Spiazzo Rendena. Difficile dunque, se non impossibile, poter determinare l’esatta portata dei liquami in entrata. Partendo da una stima sui danni alla struttura «potrebbe trattarsi di 50 o 60 metri cubi di deiezioni».
«L’impianto - aggiunge Gian Paolo Mattuzzi, responsabile locale dell’Adep (Agenzia provinciale per la depurazione) - non è mai stato così compromesso. Ma pare che abbiano individuato le cause quindi, se non entra più nulla, dovrebbe riprendersi bene. Una linea potrebbe essere riattivata già da subito e domani, condizioni permettendo, potrebbe essere completamente sistemata».
Un ripristino attuato attraverso la spola di due autobotti «che - continua Failoni - asportano i fanghi compromessi per inoculare fanghi attivi da un depuratore vicino».

L’intervento tempestivo non ha, però, potuto impedire che l’effluente si riversasse nel fiume Sarca. «Sappiamo - aggiunge Mattuzzi - che dalle 24 di giovedì alle 12 di ieri sono stati scaricati 200 metri cubi di refluo depurato nel fiume Sarca e che, questa mattina, l’acqua in uscita era molto sporca».
Una situazione che non è passata inosservata nemmeno alle associazioni pescatori che, aggiunge Mattuzzi, «ci hanno già chiesto informazioni sulla salute del fiume».
A limitare i danni ambientali c’è, però, «il fatto che adesso siamo in bassa stagione quindi utilizziamo solo metá impianto - aggiunge Mattuzzi -. In questo modo abbiamo spazi e tempi per poterlo sistemare». Accanto a questo, c’è stata anche «la mobilitazione che si è attivata subito -  spiega l’ispettore ambientale dell’Appa, Massimo Stefani - per individuare il problema e per cercare di risolverlo nei tempi più brevi possibili».

A chiarire le dinamiche e l’eventuale dolo da parte dell’azienda agricola locale, cui si è risaliti grazie al controllo dei collettori, saranno nei prossimi giorni le indagini degli uomini dell’Appa, del Corpo Forestale di Spiazzo e della Polizia Locale di Tione di Trento.

Non si tratta comunque di un caso isolato. «Un episodio simile - aggiunge Mattuzzi - era accaduto lo scorso dicembre. Il nostro però è un presidio giornaliero quindi, non appena si individua un’anomalia, la si segnala».
In generale comunque, come sottolinea Failoni, «il problema è che queste cose si possono evitare solo facendo prevenzione e sensibilizzando gli allevatori».

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