Passi, protesta degli operatori

La protesta di Osvaldo Finazzer, albergatore e rifugista del Passo Pordoi, e dei suoi colleghi

di Giorgia Cardini

Si può parlare di mobilità e di rilancio dei passi dolomitici senza coinvolgere la Provincia di Belluno e i suoi operatori che su molti passi lavorano? No, non si può. A farlo presente, con una protesta che è arrivata fino a Venezia e da qui è stata rilanciata domenica dal governatore veneto Luca Zaia, sono le 70 imprese (con 623 dipendenti e collaboratori) che lavorano sui passi Sella, Gardena, Campolongo, Pordoi, Fedaia, Falzarego, Giau e nella zona di Cortina, che dal 2006 hanno dato vita al Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici.

A scatenare gli operatori, guidati da Osvaldo Finazzer, albergatore e rifugista del Passo Pordoi, è stata la chiusura al traffico proprio di questo passo, del Sella e del Campolongo per consentire lo svolgimento della quattordicesima edizione della gara ciclistica a tappe «Tour Transalp», che si corre da domenica fino a sabato prossimo.

Finazzer spiega infatti non solo che la Transalp è stata organizzata e autorizzata senza informare gli operatori economici (che hanno saputo delle chiusure dai giornali), provocando problemi non da poco nella gestione di gruppi che si erano prenotati fin da gennaio; ma anche che né gli operatori che fanno parte del Comitato, né i rappresentanti istituzionali della Provincia di Belluno sono stati coinvolti nelle due riunioni del gruppo di lavoro costituito in primavera con l’obiettivo di rendere più sostenibile l’afflusso ai passi, senza chiuderli al traffico privato se non in casi estremi.

Un mancato invito che fa a pugni con il fatto che nei mesi scorsi il Comitato e i sindaci dell’area di Arabba-Livinallongo fossero intervenuti alle riunioni preparatorie dei lavori, a Canazei, concordando il necessario coinvolgimento di chi lavora nelle aree interessate da un progetto che dovrebbe essere di sostanziale riqualificazione.

«Dobbiamo denunciare il fatto che la Provincia di Bolzano - scrivono gli operatori - ha convocato due riunioni del gruppo di lavoro senza invitare il Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, discutendo anche di proposte di chiusura alla libera circolazione senza gli imprenditori dei passi. Ma quello che è ancora più grave è che a tali riunioni non siano stati invitati rappresentanti della Provincia di Belluno. Trento e Bolzano ritengono quindi di poter decidere sui passi senza dare voce agli imprenditori e senza confrontarsi con la confinante provincia di Belluno. Siamo veramente sorpresi per l’arroganza e il mancato rispetto dell’elementare correttezza istituzionale e ci auguriamo che la Regione Veneto intervenga a difesa dei diritti degli imprenditori bellunesi, vista l’indifferenza provinciale».

Per gli operatori, «la politica di valorizzazione dei passi nasconde solo la ferma volontà di Bolzano e Trento di chiudere la libera circolazione sui passi dolomitici. La libertà di circolazione e la conservazione dell’ambiente sono aspetti certamente conciliabili se si ha la volontà di cercare soluzioni comuni e condivise. Il godimento dell’ambiente alpino da parte di alcuni turisti non può essere causa di discriminazione e limitazione della libertà di movimento per tutti gli altri, con gravi conseguenze negative sia d’immagine che economiche anche nei fondovalle».

Le proteste segnalate al governatore Zaia hanno suscitato la sua immediata reazione: domenica il presidente della Regione Veneto ha infatti diramato un comunicato nel quale si dice contrario alla chiusura, anche limitata a poche ore, dei passi dolomitici ed esorta trentini e altoatesini ad aprirsi a un dialogo che finora, stando a quanto detto, non ci sarebbe stato.

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