Il presidente di Transdolomites «Treno anche per salvare i Passi»

Inutile girarci intorno: il problema della limitazione del traffico sui passi dolomitici si risolve solo ripensando la mobilità, anche con il trasporto ferroviario. Ne è convinto Massimo Girardi , presidente di Transdolomites, che interviene sull'argomento dopo i due incontri istituzionali svolti a Canazei e Pozza di Fassa, di cui l'Adige ha dato ampio resoconto.
Per Girardi, «nell'intento di giungere ad una decisione condivisa innovativa per la mobilità sui passi dolomitici, tutto si riduce a una serie di no, confidando sostanzialmente nell'auspicio della messa in esercizio di qualche mezzo ecologico; ma cosa si intende per ecologico? L'elettrico, l'idrogeno, il metano? Questo, dimenticando che se c'è una soluzione "vecchia" ma sempre innovativa ed ecologica per eccellenza, la ferrovia a trazione elettrica che non genera emissioni, silenziosa e rinnovabile. Rinnovabile perché se pensiamo a un eventuale treno delle valli dell'Avisio, due convogli in discesa possono produrre l'energia per permettere la risalita di un convoglio».

Tornando ai veicoli senza emissioni, Girardi ricorda che in Svizzera in certe località di montagna, è diffuso l'utilizzo delle navette elettriche nei centri abitati «ma questo modello sta in piedi perché il territorio è ben servito da valle fino in quota dalla ferrovia, che svolge la funzione di primo livello della mobilità.» Secondo il presidente di Transdolomites, a differenza di quanto si pensa in Valle di Fassa, dove si chiede autonomia nelle scelte, «serve una forte regia che parta come minimo dal livello provinciale per poi strutturarsi a livello regionale e sovraregionale. Necessità di fermare il consumo di territorio e riqualificare l'esistente, confermare e potenziare la centralità del paesaggio sono gli obiettivi che, ragionando in termini di mobilità, hanno una forte valenza per il territorio dolomitico e alpino. Quando ragioniamo di consumo del territorio, dobbiamo renderci conto di quanto territorio sia stato sacrificato alla costruzione di strade senza incidere minimamente sul problema traffico. Anzi, lo si è incentivato». Per cui, «focalizzarsi ancora sulla realizzazione di parcheggi di attestamento all'ingresso delle città, così come per filtrare il traffico diretto ai passi dolomitici, è antistorico e rappresenta un ulteriore incentivo all'uso di nuovo territorio in funzione della mobilità privata».

La ferrovia, invece, si sta evolvendo sempre più secondo un modello metropolitano non solo nelle città ma anche da e per le periferie: «Sarà sempre più il modello proponibile anche per le Dolomiti e per le Alpi, dove non contano tanto i chilometri che si percorrono bensì il numero di viaggi». Pur tardiva, per Girardi si tratta di «una scelta di sopravvivenza», ma serviranno almeno 10-20 anni per colmare «il rilevantissimo ritardo dell'Italia per le infrastrutture e offerta di trasporto collettivo» messo in evidenza anche dalla Corte del Conti nel 2010.

«Da un lato gli sprechi nella programmazione di opere costose senza un'analisi di costi benefici; dall'altra la presenza di politiche frammentate in assenza di un recupero di orizzonte strategico. Tutta questa sommatoria di inefficienze associate all'assenza di una visione unitaria e integrata sui problemi della mobilità producono un forte impatto economico, sociale, ambientale». Ecco allora che l'idea della ruota a raggera a cavallo del 1800 e inizio del 1900 che vedeva Trento come perno e i raggi le diagonali in direzione delle valli del Noce (solcate dalla ferrovia Trento-Malè), Valle dell'Avisio, la Valsugana, il Lago di Garda dimostra la grande attualità di tale visione.

E della forte necessità di investire si è parlato il 26 febbraio scorso a Bolzano in un convegno dedicato al Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis). Wilhelm Molterer, direttore esecutivo del Feis ha spiegato che il Fondo Europeo per gli investimenti strategici costituisce uno dei filoni principali del cosiddetto Piano Juncker, con l'obiettivo di mobilitare potenzialmente non meno di 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi su base triennale per rilanciare la crescita e l'occupazione in Europa.

Il Feis concentrerà gli investimenti nelle infrastrutture, in particolare nella banda larga e nelle reti energetiche, nelle infrastrutture dei trasporti. «Servono progetti coordinati tra loro , bisogna costruire delle piattaforme, consorziare comuni e territori. Transdolomites questa piattaforma ce l'ha e da tempo ci sta lavorando. La visione di questa piattaforma è composta dall'Engadina, il Land Tirol, regione Lombardia , Sudtirolo, Trentino, Regione Veneto attraverso l'idea della rete ferroviaria che dovrebbe svilupparsi tra le Alpi, le Dolomiti e Venezia. Una piattaforma che può essere divisa un lotti progettuali funzionali tra loro che potrà portare alla realizzazione della visione globale del Treno delle Alpi ». E su questa piattaforma Transdolomites concentrerà la propria attività.

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