Ambulanze, «troppe attese per le persone anziane»

Un volontario spiega i disagi dei pazienti

di Patrizia Todesco

«Ok alla razionalizzazione, ma senza calpestare i diritti degli anziani, soprattutto se malati. L'altro giorno abbiamo dovuto caricare sulla stessa ambulanza due ultranovantenni. Dovevano fare due visite, in due distinti posti e a orari diversi. Siamo partiti alle 7 del mattino dalla valle di Fiemme e siamo rientrati alle 13 e 30. Troppo per loro». A parlare è un volontario della Croce Bianca. L'episodio descritto sarebbe solo la punta dell'iceberg di una situazione che - dice il volontario - va via via peggiorando a discapito dei pazienti più anziani. Per questo l'uomo ha deciso di parlare. È indignato, perché si è reso conto che, pur avendo sollevato il problema al servizio 118, non ha ottenuto nulla. 

«Alla fine siamo tutti numeri e non persone. Sta diventando usuale organizzare viaggi con l'ambulanza con due o tre degenti per volta per motivi di risparmio e non avrei nulla da obiettare se i pazienti fossero sia per età sia per condizioni cliniche in grado di poter sopportare le attese che inevitabilmente si verificano, visto che di solito vengono spostati per visite diverse. Quindi capita che un paziente fa una visita in mezz'ora, magari un altro ha da fare per due ore, e quindi "costringe" gli altri a dover aspettare in condizioni disagiate dal punto di vista fisico. Ma ripeto, non avrei nulla da obiettare per pazienti in grado di poter attendere. Però quando devo trasportare pazienti ultra ottantenni o come l'altro giorno sopra i 90 anni, e uno di questi finisce la visita in 10 minuti e deve aspettare due ore al pronto soccorso che l'altro paziente finisca la sua visita, in evidente stato di disagio e con la possibilità non remota di prendersi qualche virus che inevitabilmente in un pronto soccorso è di casa, allora sono indignato. Non si può risparmiare a tutti i costi sulle spalle della gente e men che meno sulle spalle dei nostri anziani che non meritano un trattamento di questo genere».

Cosa è accaduto l'altro giorno? L'ambulanza della Croce Bianca parte da Tesero alle 7 del mattino. A bordo un paziente di 92 anni che deve effettuare una visita urologica a Verona. Sull'ambulanza, oltre ai due volontari (uno è autista), sale anche la sorella dell'uomo. L'ambulanza si ferma poi a Cavalese a caricare un secondo paziente ultranovantenne che deve effettuare una visita, questa volta neurologica, a Trento. Partono quindi in direzione Verona dove in dieci minuti la visita è finita. Il gruppetto ritorna quindi verso Trento. Qui però le cose vanno per le lunghe. Il secondo paziente viene sottoposto ad elettroencefalogramma ma la dottoressa che deve visionarlo è in pronto soccorso per un'urgenza. Così trascorrono le ore. «A quel punto abbiamo contattato la centrale 118 per chiedere se la nostra seconda macchina, che stava salendo vuota da Arco, poteva passare a prendere il paziente che stava attendendo l'altro in pronto soccorso, ma ci è stato risposto di no perché doveva tornare con urgenza a coprire la zona». 

Il risultato è che l'ambulanza con i due ultranovantenni è tornata in val di Fiemme dopo le le 13.30. «Troppo per persone in quelle condizioni, per le quali già il viaggio fino a Trento è lungo e faticoso, l'attesa diventa davvero problematica e rischiosa per questi pazienti».

Da parte dei volontari l'auspicio è che i viaggi siano sì razionalizzati e ottimizzati, ma che non si costringano persone anziane a viaggiare in condizioni difficili. «Già un'ambulanza che viaggia con tre anziani problematici non è ottimale. In qualsiasi momenti ci può essere un'emergenza e allora risulta difficile gestire tutti. In più solitamente due partono seduti e uno sul lettino, ma durante il viaggio non sempre quelli seduti riescono a mantenere la posizione, oppure al rientro, dopo le cure, sono affaticati e vorrebbero sdraiarsi ma non è possibile».

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