Cavalese è scesa in piazza per difendere l'ospedale

di Federica Giobbe

Fiemme e Fassa sono scese in piazza a difesa dell’ospedale di Cavalese. Più di milleduecento persone (nella foto di Mario Rizzoli), alle 18 davanti all’ingresso del nosocomio, per rivendicare in modo pacifico ma fermo un diritto imprescindibile: quello alla salute. Presenti tutti i sindaci e gli assessori di Fiemme, con il presidente della Comunità Territoriale Giovanni Zanon, la procuradora di Fassa Elena Testor, lo Scario ed i Regolani di Fiemme, l’assessore regionale Giuseppe Detomas, e molti sindaci della val di Fassa, tutti insieme per dire basta ad un ospedale «ad ore» e rivendicare il diritto di assistenza. 

Come ha annunciato all’inizio Zanon «non si contestano decisioni, ma piuttosto il metodo di risolvere problemi che è deficitario, dove non si tiene  conto delle comunità di valle. O del fatto che in stagione la popolazione aumenta esponenzialmente di numero: da oggi saremo tutti in pericolo. Certi diritti vanno rispettati, non siamo cittadini di serie B, ed è diritto di ognuno decidere dove farsi curare. Pertanto l’Azienda sanitaria e chi è a capo di questa situazione, dovrebbe ritornare ad impegnarsi perché si possa avere un equilibrio, dove la capacità politica possa gestire anche la parte tecnica. Ancora oggi - ha ribadito Zanon - non abbiamo ben chiaro il progetto reale. Unica cosa certa: dalle 18 di oggi fino a lunedì non saranno aperti diversi reparti, insieme ai servizi d’urgenza ed ai punti nascita».

 

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