Dolomiti / Il caso

I genitori di Samantha potranno lasciarla andare: la decisione per la ragazza in coma da quasi un anno

Belluno, il padre Giorgio D'Incà domani giurerà come amministratore di sostegno e poi, previa intesa con i medici, potrà decidere di sospendere l'alimentazione della figlia, il cui stato vegetativo è considerato irreversibile. La madre Genzianella: prima di salutarla la porteremo un'ultima volta a vedere il mare. Una battaglia legale che apre nuovi scenari sul fine vita

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di Zenone Sovilla

BELLUNO. I genitori di Samantha D'Incà, dopo molti mesi di impegno, hanno ottenuto di poter interrompere i trattamenti che mantengono in vita la giovane feltrina, che da quasi un anno si trova in stato vegetativo all'ospedale di Belluno.
 
Si tratta di una vicenda tragica, che ricorda da vicino quella di Eluana Englaro, che nel vicino Friuli visse 17 anni in stato vegetativo, dopo un incidente stradale.

Samantha, 31 anni, è in coma dall'inizio del dicembre scorso a causa delle complicazioni, con danni neurologici, dopo un intervento chirurgico a una gamba, fratturata in seguito a una caduta.

 
La giovane, terzogenita di mamma Genzianella e papà Giorgio, non aveva lasciato un testamento biologico («non sono certo cose cui si pensa alla sua età», sottolineano i familiari) ma in passato, parlando ai genitori, aveva fatto riferimento proprio a Eluana Englaro per spiegare che lei non avrebbe mai voluto finire nelle stesse condizioni.

Perciò, una volta certificato dalle perizie mediche che lo stato di Samantha è ormai da considerarsi irreversibile, i genitori, travolti da un dolore immenso si sono impegnati in una battaglia legale per cercare di esaudire l'ultimo desiderio della figlia in coma, con rigidità muscolare e costretta a una posizione fetale.

«È evidente che soffre, per noi è uno strazio vederla così», ripetono i genitori.

 
Circa sei mesi fa un primo pronunciamento del tribunale di Belluno aveva risposto negativamente alla richiesta di fermare i trattamenti che riceve Samantha, negli ultimi mesi in una rsa del capoluogo dolomitico.

Ma il mese scorso sono arrivati, invece, due pareri favorevoli: prima il comitato etico dell'Ulss 1 Dolomiti e poi la Procura della Repubblica, esaminato il quadro clinico, si sono espressi contro l'accanimento terapeutico.

A questo punto c'erano le basi affinché il giudice tutelare del Tribunale di Belluno potesse assumere una deliberazione per rendere possibile quell'ultimo gesto d'amore per Samantha richiesto dai genitori affranti, travolti da una vicenda infinitamente drammatica.

 
In un decreto di ben 12 pagine, che potrebbe rappresentare un importante precedente nella giurisprudenza italiana, il giudice ha nominato il papà di Samantha amministratore di sostegno, conferendogli il potere di prestare in nome e per conto della figlia anche il consenso informato all'eventuale interruzione delle terapie e trattamenti di mantenimento in vita nell'attuale stato vegetativo.
 
Giorgio D'Incà è atteso domani, 10 novembre, dal giuramento come amministratore di sostegno della figlia.
 
«Finalmente è stata riconosciuta la dignità delle persone», ha commentato sulla stampa locale, dopo la notizia del decreto.
 
E ora, dunque, papà Giorgio potrà prendere la decisione, insieme pesante e tristissima ma anche drammaticamente liberatoria.
Dovrà farlo, però, di concerto con i medici cui spetterà formalmente la proposta di sospensione dell'alimentazione artificiale.
Medici che peraltro hanno già certificato il fallimento delle terapie riabilitative escludendo qualunque possibilità di miglioramento dello stato clinico.

Quando quel giorno arriverà, forse molto presto, «Samantha sarà libera», come da mesi ripetono i genitori.

Ma prima di staccare la spina e dare l'addio alla loro amata figlia, Giorgio e Genzianella dedicheranno un altro atto d'amore a Samantha: «Prima di lasciarla andare la porteremo a vedere il mare, che tanto amava».

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