Torbole, anche il dianco a 276 metri di profondità

di Davide Pivetti

Quando a metà settembre gli avevano prospettato la possibilità di scendere negli abissi del Garda con il minisommergibile alla ricerca del «Dukw», il sindaco di Nago-Torbole Gianni Morandi ha nicchiato un po’: «Non so, devo pensarci...».

Invece, alla fine, non solo è salito su quella sfera d’acciaio giallo per scendere fino a 276 metri di profondità, ma ne è uscito sano e salvo con l’entusiasmo - comprensibile - di un ragazzino.

«Eccomi di ritorno da una commemorazione emozionante - ha detto poco dopo essere sbarcato dal mini-sub sceso per il quarto giorno consecutivo sul relitto dell’anfibio Usa naufragato il 30 aprile 1945 - un viaggio negli abissi del nostro lago durato quattro ore: 50 minuti in superficie per raggiungere le coordinate giuste, 45 minuti di discesa, altri 20 per trovare il relitto e poi una mezz’ora attorno al mezzo blindato americano».

Quella di Gianni Morandi non è stata, ovviamente, una gita di piacere. L’ultima immersione di questo programma di ricerche curato dalla fondazione «ProMare» con il sostegno del Comune e dell’associazione «Benàch», è stata diversa da quelle dei giorni scorsi.

Un momento ufficiale, istituzionale. «Sono sceso laggiù con la fascia tricolore e con le braccia meccaniche del sottomarino abbiamo deposto sul relitto due bandiere ripiegate, quella italiana e quella americana. È stata, credetemi, un’esperienza entusiasmante, emozionante, formidabile, non ci sono termini per descriverla. Tutto nel ricordo di quei ragazzi morti nel ‘45. Ero lì da sindaco a rappresentare la comunità locale e indirettamente lo Stato italiano per dire “grazie” all’America per quel che ha fatto».

Le immersioni dei giorni scorsi hanno ottenuto i due principali obiettivi della missione: filmare il relitto in alta definizione e verificare da vicino la sua integrità. Il «Dukw» sarebbe in condizioni discrete e comunque utili a un suo recupero. L’idea di riportarlo a galla viene quindi rilanciata.

«Ovviamente non possiamo solo ripescarlo e lasciarlo lì - dice il sindaco - servirà un restauro e un progetto più ampio sull’ultima guerra a Torbole, che coinvolga ad esempio gli storici bunker del paese».

Grande soddisfazione anche da parte di Antonella Previdi, presidente dell’associazione «Benàch», che ha coordinato tutte le operazioni logistiche a Torbole operando come punto di contatto tra Brett Phaneuf, della fondazione «ProMare», Carme Parareda e Pere Forès della «Ictineu», società proprietaria del sommergibile: «Queste giornate sono state il culmine di 15 anni di lavoro e di ricerca, le abbiamo vissute con grande emozione».

Nessuna traccia attorno al «Dukw» di resti umani o attrezzature in dotazione ai 24 soldati che perirono nel naufragio. Nella melma del fondale è stata individuata una vanga che faveca parte degli accessori del mezzo anfibio. Non è stato invece ritrovato l’elmetto (o quello che tale sembrava) visto dai robot dei «Volontari del Garda» durante le immersioni del 2012.

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