Tabilio: «Il pesce del Garda è sano e fa anche bene»

di Davide Pivetti

Seicento soci, una marea. E senza registrare il calo di tessere visto altrove.

L’Associazione pescatori Basso Sarca è un gigante e raccoglie appassionati di tutta la Busa, l’alto lago e le valli limitrofe.

Chi se li immagina come vecchietti con la canna in mano e la griglia pronta si sbaglia. I tempi sono cambiati, la pesca non è più quella di una volta e non lo è purtroppo neppure l’ambiente in cui viviamo e che dobbiamo preservare.

Ne sono perfettamente consapevoli i pescatori guidati negli ultimi sette anni da Silvano Tabilio, stimato medico ospedaliero che nel 2011 ha preso le redini dell’associazione rilanciandone l’attività.

Il presidente proprio in questi giorni ha passato la mano, lasciando il sodalizio a una figura di fiducia, Natale Sartori, consulenze aziendale e vicepresidente dall’autunno scorso.

Comunque un avvicendamento storico: «Sono stati anni belli e impegnativi - raccontava ieri Silvano Tabilio - gratificanti e faticosi. Il bilancio è certo positivo. La metamorfosi del sodalizio è compiuta».

Nonostante la costanza nel numero di tesserati il problema anche qui è il ricambio generazionale.

«Sono pochi i ragazzi che partecipano alla vita sociale - dice Tabilio - le priorità oggi sono altre e c’è anche una diversa sensibilità sui tempi ambientali. La pesca forse non è tanto di moda tra i giovanissimi in più c’è il pensiero animalista che incide. Si finisce per interpretare in modo errato quello che facciamo, perché il senso della pesca attuale è completamente cambiato. Le istituzioni ritengono noi i migliori “vigili” per la salute di fiumi e laghi trentini».

Tabilio indica la strada: «Il passo avanti che dobbiamo fare è incentivare le “no kill zone”. In pratica quelle aree dove il pesce viene catturato e poi rilasciato. La Provincia ci sta stimolando in questa direzione e anche i giovani potrebbero seguirci. Tra l’altro a chi viene da fuori non interessa quasi mai portarsi il pescato a casa. Nelle “no kill zone” si pesca con strumenti meno aggressivi possibile e poi si lascia libero il pesce, addirittura senza toccarlo».

Una volta si imparava da bambini a pescare andando dietro al nonno o al papà. «Coi genitori ora è più difficile, ma il ruolo dei nonni in questo senso c’è anora».

Da presidente uscente dell’associazione Tabilio ha come pochi il quadro della situazione delle nostre acque, in termini di salute della popolazione ittica, di ripopolamento, di rischio estinzione.

«Abbiamo costruito l’incubatoio di valle per facilitare il ripopolamento nel Garda della trota lacustre. Quando le trote cercano di risalire il Sarca per deporre le uova, cosa ormai impossibile per lo sbarramento di Fies, le catturiamo e le portiamo in vasche dove poi raccogliamo le uova, le facciamo schiudere e quando le nuove trotelle raggiungono i cinque, sei centimetri, le lasciamo libere di ritrovare la loro strada nel Sarca per tornare al lago».

Una domanda al medico-pescatore. Il pesce di lago, che in questi anni è tornato di moda e piace sempre di più, è sicuro?

«Il Garda tutto sommato non ha problemi grossi. L’attenzione è per le anguille, che hanno assorbito i prodotti degradati della diossina. Il divieto temo resterà a lungo. Ma dalle analisi che abbiamo visto il problema è meno sensibile nell’alto lago e soprattutto non riguarda altri tipi di pesce: persici, lucci, cavedani, si possono mangiare tranquillamente. E il pesce fa sempre bene, anche quello di lago».

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