La guardia medica sarà a 23 chilometri

di Paola Malcotti

Ultimi giorni di vita per il presidio di guardia medica in valle di Ledro. A partire da sabato 1 ottobre il servizio di continuità assistenziale garantito finora presso gli ambulatori della Casa della salute di Bezzecca cesserà di esistere, così come previsto dalla riorganizzazione sanitaria provinciale messa a punto negli ultimi mesi.
Un provvedimento che - negli orari notturni oltre che nei giorni prefestivi e festivi - costringerà presto gli oltre 5.500 abitanti di Ledro a fare riferimento all’unico presidio che rimarrà attivo in tutto l’Alto Garda, quello ai poliambulatori di via Rosmini a Riva, o addirittura a rivolgersi direttamente al pronto soccorso dell’ospedale di Arco. In ogni caso, il disagio sarà pertanto assicurato, in particolare per gli anziani, tenuto conto sia della distanza - circa 23 chilometri, per una percorrenza media pari a non meno di mezz’ora d’auto, in condizioni normali - che delle difficoltà viabilistiche, soprattutto in presenza di traffico o neve.
Ecco dunque che una delle più probabili conseguenze della soppressione sarà quella di un fisiologico aggravio di lavoro a carico del presidio di Croce rossa, con un aumento di chiamate nelle ore notturne che potrebbe comportare l’utilizzo delle risorse di soccorso in interventi di indirizzo ambulatoriale anziché in potenziali emergenze di grado maggiore. Una possibilità non così remota che però, di fatto, andrebbe a ricadere sull’operato di volontari, ossia di coloro che sottraendolo alla famiglia e ad altre attività dedicano il proprio tempo libero alla comunità, giorno e notte, e non su professionisti appartenenti al sistema sanitario provinciale. «Tutto ciò che finora veniva gestito e svolto dalla guardia medica potrebbe andare a riversarsi, almeno nei primi tempi, sul 118 e di conseguenza sulle forze presenti sul territorio - la preoccupazione dei volontari della Croce rossa di Bezzecca - la prospettiva è dunque quella di un surplus di interventi, anche di minore entità, a carico nostro oppure del pronto soccorso di Arco».
Tra le perplessità maggiori della popolazione invece, quella relativa al diritto alle visite a domicilio, finora sempre garantite dalla guardia medica, come previsto dalla Carta dei servizi dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. «Sarà molto difficile che, rispondendo ad una chiamata, una delle guardie mediche di Riva decida di salire in auto per venire in valle, magari senza nemmeno conoscere i luoghi, per visitare un paziente - il tam tam generale che serpeggia tra l’utenza - preferendo piuttosto inoltrare l’urgenza al servizio di Croce rossa, facendo conto sull’ambulanza o sull’elisoccorso, se non addirittura “curare” il malato via telefono, nel caso non vi sia una reale emergenza».
Tra gli «effetti collaterali» della soppressione del presidio di Bezzecca vi potrebbero essere infine la posticipazione delle chiamate alle ore diurne, con il serio rischio di un peggioramento di eventuali condizioni di salute già critiche, e un maggior carico di lavoro ai medici e ai pediatri di base, con i quali i pazienti potrebbero sentirsi meglio tutelati e seguiti. «Non so quanto possa servire alla gente di Ledro avere un medico di guardia fuori zona - conferma il dottor Sergio Leonardi, uno dei quattro medici condotti che operano in valle - è facile pertanto prevedere che anziché portarsi a Riva il caso non urgente preferisca rimandare il consulto, venendo da noi in ambulatorio il giorno seguente, congestionando l’attività».

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