Arco e Ledro restano senza guardia medica

La rabbia dei cittadini e dei politici locali

di Paola Malcotti

Arco e la valle di Ledro non avranno più il presidio in loco di guardia medica. Quanto finora temuto si è concretizzato con la comunicazione inviata nei giorni scorsi dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari al presidente della Comunità di valle e ai sindaci dei sette Comuni dell’Alto Garda e Ledro che, di fatto, ufficializza la decisione assunta dalla Provincia. Dopo aver interessato i comparti ospedalieri (primi fra tutti i punti nascita periferici) ed i pronto soccorso, la riorganizzazione sanitaria è andata dunque a rivedere la distribuzione dei presidi di continuità assistenziale, confermando da un lato il rapporto di una guardia medica ogni 5.000 residenti ma dall’altro tenendo conto di parametri aventi come priorità la posizione baricentrica del presidio rispetto al territorio anziché la distanza delle comunità dalle strutture ospedaliere (che per la valle di Ledro si traduce in 25 chilometri e circa mezz’ora di percorrenza in auto, in assenza di traffico o neve), oltre che il numero di prestazioni erogate.

«In questo contesto - si legge nella missiva - l’assistenza offerta dal medico di guardia verrà ora garantita nella sola sede di Riva». Una decisione questa che, seppur nell’aria già dallo scorso autunno, mette ora definitivamente fine ai due presidi, che dal prossimo 1 ottobre dovranno chiudere i battenti. «Avevamo chiesto a Zeni di venirci incontro - dice l’assessora ledrense Maria Teresa Toniatti - togliendo una guardia medica a Rovereto o Trento, dove il servizio è già garantito dal pronto soccorso, ma ci è stato risposto che non è possibile. Siamo quindi costretti a trovare delle soluzioni che possano andare incontro ai bisogni della comunità. A cominciare dal servizio dei medici di base, al limite, che preghiamo venga implementato di una unità. Quindi l’attività infermieristica territoriale, da rafforzare tramite convenzioni con una cooperativa o l’Apsp “Giacomo Cis”, e altri servizi sanitari, promessi dalla Provincia ma mai attivati. Per terminare con il presidio di Croce rossa, che vorremmo potenziare sia nell’organico che nella logistica. A tal proposito, stiamo già valutando un eventuale trasferimento dalla storica ma ormai non più idonea sede di Bezzecca all’ex municipio di Enguiso, oggi solo in minima parte utilizzato, dove vi sarebbero spazi adeguati per ampliare il servizio».

«Ancora una volta il territorio dell’Alto Garda e Ledro viene penalizzato - sbotta invece Manuela Bottamedi, che ha presentato una mozione - il nuovo ospedale è stato da poco ridimensionato e ora si eliminano anche due punti strategici del servizio di continuità assistenziale, quali Arco e Bezzecca. La Provincia, pur avendo competenza in materia di sanità, continua a non esercitare le proprie prerogative e prosegue imperterrita nel depauperamento dei territori periferici, in spregio alla nostra autonomia. Risultano sempre più incomprensibili i motivi per i quali nelle scelte di riorganizzazione sanitaria non si tenga conto della conformazione del territorio altogardesano, della distanza dai centri ospedalieri maggiori, del difficile collegamento viario con Rovereto e Trento, del contributo al fisco e al Pil, dell’elevato numero di turisti che popolano questa zona. Considerato l’inalienabile diritto dei cittadini di usufruire di un servizio sanitario, chiedo che la Provincia riveda al più presto le decisioni assunte».

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