Centrale a biomasse, ancora critiche

La centrale a biomassa sta per entrare in funzione a Tiarno di Sopra in valle di Ledro ma le polemiche continuano.
«Entro luglio avviamo la produzione di energia elettrica - fa sapere Floriano Migliorini, amministratore di Ledro energia srl, società al 100% di Alto Garda e servizi che fa capo al comune di Riva (56,6%), a Dolomiti energia (20%),  alla finanziaria della curia cattolica Isa (11,9%), a Mediocredito (6%) e altri - entro ottobre quella di energia termica (che tramite il teleriscaldamento dovrebbe servire edifici pubblici e privati) ed entro dicembre la produzione di pellet».
Non vuole dire nulla, Migliorini, su come sia andata mercoledì l’audizione sollecitata da un’interpellanza delle opposizioni e che si è svolta in commissione urbanistica della comunità Alto Garda e Ledro, presenti anche i consiglieri. La commissione voleva chiarimenti sulla tutela della qualità dell’aria e il rispetto dei limiti. Ad essere ascoltati, i vertici di Ledro energia, Dario Trentini assessore alle attività produttive di Ledro e l’associazione As.pro Ledro, che da tempo ha avviato una campagna di informazione contro i «danni da centrale a biomassa», anche attraverso una raccolta firme, una marcia di protesta e un ricorso pendente a Tar.
Migliorini ha offerto i suoi dati mentre Trentini ha spiegato che il Comune «ha ottenuto che Ledro energia installi un sistema di controllo continuo delle polveri sottili e che i dati misurati siano poi disponibili online a tutti cittadini» e l’assessore di valle Michele Segalla ha chiarito che «l’incontro è stato necessario per garantire a tutto il consiglio l’accesso a dati scientifici reali». Per gli ambientalisti, ha parlato Pietro Zanotti, uno dei referenti scientifici del gruppo, esperto di energie rinnovabili. Zanotti ha detto che «il calore prodotto dalla nuova centrale è usato solo per il 10% per il riscaldamento mentre il 90% servirà per la produzione pellet e la falegnameria». Zanotti si è fermato sull’importanza della verifica della qualità dell’aria, su un’analisi fatta dal pubblico e non dal costruttore. Ha sottolineato la necessità di studi degli indicatori di peggioramento della qualità dell’aria, non sono solo per le polveri totali ma anche per altri inquinanti, sostanze tossico-nocive quali monossido di carbonio, ossido di zolfo, biossido di azoto; «un aspetto molto preoccupante - ha osservato Zanotti - è l’aldeide formica che è un cancerogeno, e la stessa autorizzazione evidenzia la possibilità della presenza di questo elemento».
Zanotti ha chiesto altri chiarimenti: «Quando Ags-Ledro energia dichiara che l’impianto emetterà polveri totali per 10 milligrammi per normal metro cubo contro i 100 del limite di legge vuol dire che fermerà l’impianto a 11 milligrammi o a 101?». Per l’ecologista sarà un impianto disastroso dal punto di vista dell’efficienza: «L’impostazione generale è vecchia: ormai le pompe di calore geotermiche sono molto più efficienti (300 volte maggiore) del teleriscaldamento previsto a Ledro. Nell’impianto è presente anche un generatore a gasolio per le emergenze, che inquinerebbe più di tutte le caldaie che verrebbero sostituite che emettono 21 kg/anno di polveri totali mentre 200 ore di impianto a gasolio ne emetterebbero 64». Zanotti ha sollevato anche dubbi sulla bontà dell’investimento (7,5 milioni). «La valle di Ledro - ha concluso - è un territorio naturale meraviglioso, ha una vocazione ambientale e turistica (900 mila presenze annue) che mal si concilia con un impianto, di fatto, industriale».

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