Il gioco d'azzardo patologico divora ogni anno cento famiglie

di Paola Malcotti

Ogni anno cento nuove famiglie. È un numero da brividi quello delle persone interessate dalla piaga del gioco d’azzardo che si rivolgono ai centri di ascolto di Rovereto e Riva chiedendo un aiuto ed un sostegno, e che vengono indirizzate all’avvio di un percorso di allontanamento dalla dipendenza e di rieducazione all’utilizzo corretto e consapevole del denaro.

Un numero impressionante, che se accostato a quello dei 15mila ludopatici accertati in tutto il Trentino e dei circa 600 milioni di euro bruciati in provincia ogni anno nel gioco d’azzardo (nel 2014 sono stati 570 milioni di euro, la metà di quanto impegnato per sostenere i costi d’ambito sanitario, l’ottava parte del bilancio complessivo di Piazza Dante) rende l’idea della misura di questo fenomeno patologico, ancora troppo sottovalutato ma che in forma silente sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti anche nelle nostre comunità.

Ad allarmare sono però oggi più che mai i dati relativi alle ludopatie tra i giovani: negli ultimi 12 mesi il 64% degli studenti ed il 50% delle studentesse della nostra provincia ha giocato almeno una volta a poker, slot machines, videolottery, o acquistato un gratta-e-vinci; di questi, il 12% risulta essere giocatore abituale mentre il 26% è definito «a rischio».

I bar, le tabaccherie, le sale scommesse autorizzate, i luoghi più subdoli e critici, in quanto accessibili e sprovvisti di controlli e di limiti, cui si aggiungono quegli spazi domestici a torto considerati al sicuro dall’azzardo, come l’abitazione dell’amico - dove è possibile giocare a carte pur evitando i luoghi pubblici, o quella stanza di casa propria in cui è sistemato il computer - dal quale in ogni momento è possibile accedere alle versioni online.

Ecco perché la Cassa rurale di Ledro, particolarmente sensibile al tema della prevenzione e del contrasto di questa vera e propria piaga, ha organizzato una serata informativa al Centro culturale di Locca, con la proiezione del cortometraggio di Lucio Gardin «Diario di una trappola». Il video, realizzato con la partecipazione di Annalisa Morsella e recentemente premiato a Roma per qualità e contenuti, permette infatti di riflettere sul fenomeno del gioco d’azzardo e sui suoi possibili risvolti sociali, culturali e sanitari, proponendosi come strumento di sensibilizzazione e antidoto rispetto ad un pericolo sempre più incombente.

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