Vittone moriva vent'anni fa, mostra omaggio a Casartisti

Con ogni probabilità le opere di Giacomo Vittone sono ancora le più frequentemente appese ai chiodi delle case altogardesane. Tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta sono stati tantissimi gli estimatori dell’artista altogardesano d’adozione che ha voluto per loro un quadro di «Pictor Dominicus», magari uno di quelli dipinti su carta di giornale, con i titoli e le foto in bianconero volutamente affioranti tra i colori accesi della sua pittura.

Le nuove generazioni devono sapere chi è stato Giacomo Vittone. Un bancario arrivato in quel di Riva negli anni Cinquanta per lavoro e divenuto in poco tempo fulcro della rinascita culturale cittadina di quegli anni. Ebbe un ruolo determinante nell’attività del Museo Civico, della Biblioteca rivana, delle prime associazioni di cittadini operanti nel campo artistico e culturale. Ed ebbe un amore assoluto per i borghi del tennese, Calvola e Canale in particolare, che compaiono in tanti suoi dipinti e che lui ribattezzò, in un celebre dipinto, «il Regno di Calvola».

Giacomo Vittone è morto vent’anni fa, ad Ostia, dove era andato a vivere dopo aver lasciato la Busa. A Canale dalla fine degli anni Sessanta esiste una Casa degli artisti che porta il suo nome e che in queste settimane gli dedica un giusto tributo con la mostra «Giacomo Vittone - Il paesaggio umano», allestista nel salone principale fino al 18 ottobre.

Una mostra che raccoglie molte sue opere (alcune mai viste in pubblico) e anche disegni che risalgono ai suoi esordi e all’attività giovanile. Un video documentario racconta Vittone grazie alle testimonianze di chi l’ha conosciuto e apprezzato. Una mostra curata dal direttore di Casartisti Franco Pivetti e da Roberta Bonazza, alla cui inaugurazione hanno presenziato in tanti. Non solo il vicesindaco di Tenno, Giuliano Marocchi, in qualità di padrone di casa, ma anche gli assessori tennesi Giancarla Tognoni, Valentina Bellotti e Ivo Stanga, quindi Renza Bollettin per Riva e Stefano Miori per Arco, con Cladio Molinari e Anna Bonora (entrambi ex sindaci e buoni conoscitori della storia di Vittone) ospiti apprezzati.

Anna Bonora ha letto la lettera giunta dalla figlia di Vittone, Giovanna: «Nostro e non solo mio Giacomo Vittone, perché la vita di mio padre così come tutte le sue opere sono di tutti; di tutti coloro che lo hanno amato ed apprezzato come uomo, come amico e come artista. Essere figlia di mio padre non può essere un merito ma certamente è un privilegio. Così com’è per me un privilegio il vostro affetto verso di lui, immutabile nel tempo, che ad ogni anniversario si manifesta, come in questa circostanza, provocandomi profonda emozione. Giacomo è stato uomo, marito, padre, nonno e artista di una rettitudine morale e di una bontà che hanno lasciato il segno. Vengono esposte opere inedite proprio a Tenno che egli elesse a suo paradiso terrestre e che ricambiò regalandogli la più potente vena creativa della sua prolifica arte».

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