Reportage dal Brennero, la frontiera dei migranti L'Austria sospende Schengen e vigila sui treni

L'Austria sospende Schengen e vigila sui treni

di Beppe Bonura

L'Austria ha sospeso temporaneamente l'accordo di Schengen. Una decisione che sta producendo effetti anche sulla frontiera del Brennero. Ritornano quindi la sbarra di confine e i controlli dei documenti? No.

Apparentemente nulla è cambiato da quando passare dall'Italia all'Austria e viceversa è diventato come attraversare l'Europa senza più ostacoli alla libera circolazione delle persone. Il cambiamento epocale introdotto dal trattato di Schengen è ben visibile nelle trasformazioni urbanistiche subite dal paesino di Brennero: là dove c'era la sbarra confinaria italiana, con l'edificio demianiale che ospitava famiglie di militari e doganieri ora si staglia un ingombrante outlet, chiamato inizialmente «Brennero» proprio a sottolineare un'offerta merceologica di moda prevalentemente italiana e poi trasformato in... «Brenner».
E l'edificio dove stazionavano i gendarmi austriaci? Al suo posto c'è un negozio di abbigliamento tirolese. Di poliziotti nemmeno l'ombra. Solo nel pomeriggio appare un van (vuoto) della Polizei austriaca. Sembra più che altro un «deterrente» poco convinto e convincente.
E i controlli sui migranti? «Avvengono per la gran parte sui treni. Sulla strada forse qualche verifica a campione la fanno dopo il Brennero o in autostrada sul ponte Europa, o addirittura direttamente ad Innsbruck», suggeriscono dal versante italiano.

Ma in realtà nei primi paesini sulla statale che porta al capoluogo tirolese di controlli non se ne vedono proprio. Alla caserma della polizia di Steinach confermano: «Più che altro facciamo verifiche sporadiche, a campione, ma il grosso si fa sulla ferrovia».

Del resto il profugo non ha certo una macchina di proprietà e quindi usa il trasporto pubblico. Quanto ai «passatori» il rischio è troppo alto (previste pene pesanti) e chiedono «tariffe» che pochissimi profughi possono permettersi, dissanguati da viaggi infiniti che costano migliaia di euro e mettono fortemente a rischio le loro vite. L'ultimo caso che si ricordi al Brennero, racconta anche di una famigliola con un'anziana in sedia a rotelle, abbandonata da un passatore sull'autostrada all'inizio del territorio austriaco.

E allora il treno. La stazione del Brennero è enorme rispetto al paese, ma non esiste nemmeno uno sportello per i viaggiatori. Sui binari ci sono due uomini di colore. Vengono dal Benin. Vogliono andare a Monaco di Baviera. Ma - raccontano - hanno sbagliato a comprare i biglietti. Destinazione: Bologna. Cercano aiuto per cambiare i loro documenti di viaggio e l'unica soluzione è aspettare l'arrivo dell'intercity della Öbb (le ferrovie federali austriache) per poi chiedere al capotreno se sia possibile cambiare i biglietti. Impresa disperata.

E quando arriva l'intercity e smonta un agente, i due si dileguano. È un uomo della «trilaterale», della Bundes Polizei germanica. Viaggia sul treno assieme a un collega austriaco e due italiani. È giovane e preparato. Parla bene le lingue che servono per questo genere di servizio. Con i colleghi controlla i documenti dei migranti che possono salire in ogni momento e in ogni luogo lungo le fermate del treno.

Lui è salito a Trento e arriverà fino a Monaco. Un filtro a maglie strette, ma che non dimentica l'umanità. Sul treno che va in Germania è stata lasciata una madre nigeriana con un figlio piccolo. Molto probabilmente in Germania verrà aiutata e otterrà lo status di rifugiata. C'è ancora cuore in questa Europa che comincia a chiudersi a riccio e a dimenticare i valori che l'hanno fondata.

L'attenzione alle categorie più deboli (donne, bambini, anziani) è ben presente nell'attività dell'associazione «Volontarius», che al Brennero gestisce una struttura di accoglienza con 70 posti letto e una mensa per assicurare pasti caldi nei momenti di maggior afflusso. Altrimenti panini e bevande per rifocillare i migranti. L'ospitalità sarebbe a tempo, per una sola notte. Poi i migranti vengono inviati in centri più strutturati.

Il centro è attivo da un anno, proprio davanti alla chiesetta di Brennero. A seconda dei periodi, ha fatto fronte anche a 200 arrivi giornalieri. Ora, con il freddo, i migranti arrivano al massimo a una ventina. Per la gran parte arrivano dal Corno d'Africa. Ultimamente molti sono i somali, ma ci sono altri che scappano da guerre e persecuzioni nel grande continente nero.

C'è pure qualche afghano, siriani praticamente zero. Percorrono la rotta balcanica. Poi ci sono i cosiddetti «migranti economici»: vengono dal Nord Africa alla ricerca di una vita migliore, ma non hanno diritto a ottenere lo status di rifugiato e vengono solitamente respinti verso il loro Paese d'origine. Intanto il ministro dell'Interno Alfano annuncia di voler realizzare un «hotspot» nel nord-est. E Brennero è una delle ipotesi al vaglio. Ma nel paese di frontiera c'è anche chi ha deciso di fermarsi e lavorare.

Come il giovane pakistano Abdul. Da una settimana, assieme a dei connazionali, ha aperto un punto di ristoro che offre come piatti forti pizza e kebab. Parla benissimo l'italiano, «ma ho studiato alle scuole tedesche». In italia ha raggiunto il padre che per anni ha lavorato in una falegnameria a Bressanone. Profughi ne ha visti passare. «Qualcuno si è fermato, mi ha chiesto delle informazioni...». Intanto il sole scema sulla valle, su un futuro sempre incerto per lo spirito di Schengen.

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