Mattarella e Van der Bellen domani insieme a Merano

Alexander Van der Bellen, tirolese e appassionato di montagna, conosce molto bene l’Alto Adige che domani visiterà per la prima volta in veste di presidente austriaco.

Nei primi mesi del suo mandato il prof verde ha dimostrato di essere «l’interlocutore aperto, attento e saggio» che il governatore Arno Kompatscher aveva auspicato in occasione del giuramento lo scorso 26 gennaio a Vienna, dopo oltre un anno di campagna elettorale, elezioni annullate e poi rinviate perchè la colla della buste del voto per corrispondenza non teneva.

L’incontro di Alexander Van der Bellen e Sergio Mattarella nel Kursaal fa seguito a quello di un mese fa al Quirinale. I due presidenti non potrebbero essere più simili: pacati nei toni ed europeisti convinti. Il capo dello stato austriaco risponde a tutti gli stereotipi del professore universitario con la sua barba grigia, gli occhiali, la voce resa ancora più profonda dal fumo e la dialettica raffinata, a volte ironica e provocatoria, che gli è costata la prima e per il momento unica polemica dal suo insediamento. Lo scorso aprile evocò la possibilità di chiedere un giorno a tutte le donne di indossare il velo, in segno di solidarietà contro l’islamofobia.

Nei primi 135 giorni alla Hofburg il 73enne è rimasto fedele all’impegno che aveva preso il giorno delle sue elezioni di essere il presidente di tutti gli austriaci, anche di quelli che avevano votato con convinzione il suo rivale ultranazionalista Norbert Hofer. Sascha, come lo chiamano gli amici, si era presentato agli elettori come candidato indipendente e finora ha evitato di tirare la volata al suo partito. Il prof non si mette in scena e interviene poco nel dibattito politico, al punto che la stampa austriaca lo ha battezzato il «notaio della nazione».

Van der Bellen è nato nel 1944 da una famiglia nobile, scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione d’ottobre prima verso l’Estonia, poi in Tirolo, che all’epoca era parte del Reich tedesco. È cresciuto nel Kaunertal, un’idillica valle delle montagne tirolesi alla quale resterà sempre legato, sfoggiando di tanto in tanto con orgoglio lo stretto dialetto dei suoi compaesani. Il ‘figlio di profughì ha iniziato la sua carriera universitaria proprio ad Innsbruck, alla facoltà di Economia, diventando professore ordinario. Negli anni ‘80 si è trasferito a Vienna, dove è entrato in contatto con la politica, prima nelle file della Spoe e poi dei Verdi. Il movimento verde è ben radicato in Austria dai tempi delle lotte contro l’energia nucleare.

Nel 1997 il professore ha preso in mano le redini del partito, restandone per quasi undici anni il leader. Sotto la sua guida, il partito si è liberato, almeno in parte, dalla fama di essere la vera sinistra austriaca, più rosso che verde. Van der Bellen ha conquistato consensi anche in ambito borghese, soprattutto tra i giovani nei grandi centri urbani. Nel 2012, dopo 18 anni di presenza ininterrotta nel parlamento austriaco, ha lasciato il Nationalrat per passare al consiglio comunale di Vienna, dove è rimasto fino al 2015. Poche settimane prima di candidarsi, Van der Bellen ha sposato in seconde nozze la sua compagna di lunga data, la parlamentare verde Doris Schmidauer.

Dopo la debacle di Spoe e Oevp al primo turno, da candidatura di bandiera Van der Bellen era ormai l’unica speranza per quelli che temevano una deriva a destra, conquistando poi un netto 53,79% dei voti.

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