A processo per truffa per i danni del cervo

Tutto il mondo è paese: anche nel civilissimo Alto Adige c'è chi finisce a processo con l'accusa di truffa per un cervo morto due volte

Tutto il mondo è paese: anche nel civilissimo Alto Adige c'è chi finisce a processo con l'accusa di truffa per un cervo morto due volte. O meglio, secondo l'accusa, investito in Alto Adige, dove la povera bestia morì a bordo strada, e poi trasferito in Trentino simulando un altro investimento mortale con l'unico obiettivo di ottenere dalla Provincia il risarcimento dei danni subiti dall'auto investitrice. 

Nei guai è finito un trentenne di Senale San Felice, piccolo comune altoatesino nei pressi di Passo delle Palade ad un tiro di schioppo da Fondo. Oggetto del processo, che ieri in Tribunale è stato rinviato, è l'investimento di una femmina di cervo avvenuto la sera del 7 aprile dell'anno scorso. Sulla morte del povero animale non ci sono dubbi (la carne poi finì in un agritur della zona che probabilmente ne ha fatto spezzatino). Il dubbio è relativo all'ora dell'investimento e soprattutto al luogo. 

Il giovane proprietario del veicolo il 24 aprile 2014 presentò ai competenti uffici della Provincia di Trento una richiesta per il risarcimento dei danni, ingenti, subiti dalla sua auto in seguito all'investimento del cervo avvenuto lungo la strada statale delle Palade in località Gregi del Comune di Fondo - dunque in Trentino - intorno alle 22 e 15 del 7 aprile.

Il giovane però non aveva fatto i conti con gli uomini del Corpo forestale della Provincia che hanno smascherato quella che secondo la procura era un tentativo di truffa all'ente pubblico. A giudizio dei forestali in realtà l'investimento del cervo sarebbe avvenuto intorno alle 21 di quella stessa sera, in località Malgasott in Comune di Senale San Felice, dunque in Alto Adige. Anche se i due luoghi distano tra loro solo una manciata di chilometri, il particolare non è di poco conto: in Alto Adige pare sia molto più difficile ottenere il risarcimento per investimenti di ungulati (in verità di recente anche il Trentino ha dato una stretta su questo fronte).

Tra le prove a carico dell'automobilista ci sono i risultati delle analisi eseguite su campioni di pelo e sangue dell'animale presso i laboratori della Fondazione Mach. Si è scoperto così che il cervo morto nei pressi di Fondo in realtà sarebbe stato investito in un'altra località poco più a nord. Nell'imputazione si contesta all'imputato di aver agito «con artifici e raggiri». In particolare il giovane avrebbe chiamato il 112 dichiarando ai carabinieri l'investimento in località Gregi «onde precostituirsi una giustificazione - si legge nel capo di imputazione - per richiedere il risarcimento dei danni».

La difesa, sostenuta dall'avvocato Julia Mathà di Merano, respinge tutte le accuse. All'imputato era stato notificato un decreto penale di condanna da 10.805 euro che la difesa ha opposto. Sarà dunque il processo a chiarire il caso del cervo morto due volte.

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