«Ho la sclerosi multipla, sono disoccupato e devo rubare»

«Sono malato di sclerosi multipla. Non ho la salute e non ho lavoro. Non riesco a pagare i pasti a domicilio. E quando i soldi finiscono, io vado a rubare. Non mi vergogno a dirlo. Rubo per sopravvivere». Da bambino ha coltivato la passione per il calcio, di più: il sogno della maglia dell'Inter. È riuscito ad entrare nella «giovanile» della squadra milanese. Su un campo da calcio, durante una partita contro l'Avellino, è caduto, inspiegabilmente. Fine del sogno. Lo aspettava una sedia a rotelle. Lui aveva 28 anni. Era il 2001. Gli venne diagnosticata la sclerosi multipla. Maurizio Brunetta oggi di anni ne ha 40(Video di Andrea Tomasi) 

«Sono malato di sclerosi multipla. Non ho la salute e non ho lavoro. Non riesco a pagare i pasti a domicilio. E quando i soldi finiscono, io vado a rubare. Non mi vergogno a dirlo. Rubo per sopravvivere». Da bambino ha coltivato la passione per il calcio, di più: il sogno della maglia dell'Inter. È riuscito ad entrare nella «giovanile» della squadra milanese. Su un campo da calcio, durante una partita contro l'Avellino, è caduto, inspiegabilmente. Fine del sogno. Lo aspettava una sedia a rotelle. Lui aveva 28 anni. Era il 2001. Gli venne diagnosticata la sclerosi multipla. Maurizio Brunetta oggi di anni ne ha 40. Dopo gli studi universitari ha fatto vari lavori (commesso in una grande catena commerciale, libero professionista). Abita in Trentino dal 2005. Ora cammina. «Grazie ai medicinali riesco a stare in piedi, ma senza sarei a terra» racconta. Con la malattia è «abituato a combattere», ma non aveva previsto di dover incrociare i guantoni con la burocrazia, tanto meno quella dell'autonomo Trentino.

 

IL VIDEO

di Andrea Tomasi


Brunetta (nessuna parentela con l'ex ministro anti-fannulloni) è originario di Milano. Abita a Cavedago, in un appartamento privato. «Tutto rigorosamente in nero» racconta. Ogni mese riceve una pensione di invalidità di 200 euro». Soldi che non bastano per andare avanti, per curarsi. Maurizio ha bisogno di assistenza. Si appoggia al Centro Franca Martini di Trento. Non ha la patente di guida. Ha difficoltà a muoversi. Non ha un lavoro. Non ha impiego. Questo concentrato di sfortuna non gli ha impedito di continuare a sperare. «Certo. Non pensavo che sarebbe stato così difficile. Ho sperimentato sulla mia pelle cosa significa trovarsi prigionieri della burocrazia. Ho assistito ad un rimpallo tra la Provincia e la Comunità di valle Rotaliana. Per mesi ho chiesto di poter avere un alloggio in città e un'occasione di inserimento lavorativo. Io non voglio chiedere la carità. Io voglio lavorare. A Trento non mi possono seguire perché la mia pratica dovrebbe essere trasferita nel capoluogo da Mezzolombardo». Insomma un vicolo cieco, un corto circuito del sistema di welfare? «Io aspetto una risposta da circa quattro mesi per quanto riguarda il trasferimento del mio caso in carico al Centro Martini».

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