Spanghero: «A Venezia ci è mancato il canestro decisivo»

di Marcello Oberosler

Se è vero che da una sconfitta si impara sempre qualcosa in più che da una vittoria, le lezioni che Trento ha imparato al Taliercio di Mestre saranno presto materia d'esame: i bianconeri hanno giocato in un contesto (quello formato dagli avversari e dalla calda atmosfera del palazzetto veneziano) che assomiglia drammaticamente a quello che presto Forray e compagni troveranno ad aprire il loro cammino playoff. A questo punto è ancora difficile capire chi sarà l'avversaria di Trento nel primo turno di post-season, ma la sostanza cambia poco: per tentare l'impresa al primo turno l'Aquila dovrà cercare di vincere (almeno) una partita in trasferta, e dovrà provare a farlo su campi all'apparenza inespugnabili come il Taliercio di sabato sera.
Proprio per questo, la sconfitta di Venezia può diventare un punto di partenza su cui costruire, anche perché al di là di quei primi, sconvolgenti, sette minuti (in cui la Reyer è scappata via sul 29-10), la Dolomiti Energia ha giocato alla pari con la seconda forza del campionato, senza cedere di un millimetro in termini di durezza mentale e aggressività. La rincorsa dei trentini si è fermata sempre sul più bello, è vero, complice anche l'elegante esperienza dei giocatori di riferimento veneziani (Goss e Viggiano su tutti), ma la determinazione dei ragazzi di coach Maurizio Buscaglia è stata la stessa vista anche due settimane prima nell'entusiasmante «scalpo» a Sassari. «Abbiamo piano piano imparato a giocare in trasferta», aveva detto giovedì in conferenza stampa l'allenatore bianconero, e i fatti gli stanno dando ragione. Marco Spanghero , il play triestino che proprio nella sua città sta trascorrendo i due giorni di riposo concessi da coach «Busca», commenta così il 90-80 con cui Venezia ha consolidato la seconda piazza in graduatoria: «Dopo un inizio che loro hanno dominato dal punto di vista atletico - dice il numero 45, alla quinta stagione in maglia Aquila Basket -, siamo rientrati in partita giocando più di squadra e cercandoci maggiormente. Ne è nata una gara in cui siamo sempre stati lì lì per rientrare, ma ci è sempre mancato il canestro decisivo per arrivare a contatto. Due volte siamo tornati a meno sei ma poi non siamo riusciti a tirare fuori il qualcosa in più che sarebbe servito: non so cosa, forse la cattiveria, forse le gambe, non saprei». O forse, per provare a completare la risposta di «Spongi», più semplicemente è mancato Davide Pascolo: l'ala friulana è rimasta ferma ai box per un problema al quadricipite, a seguito della forte botta alla coscia destra rimediata contro Pesaro. L'assenza di «Dada», che a scanso di equivoci è il migliore della squadra trentina per valutazione di media (il suo 17,1 lo colloca all'ottavo posto assoluto in campionato), ha pesato non tanto sui numeri, quanto sulla qualità generale di attacco e difesa bianconeri: la squadra infatti ha catturato una valanga di rimbalzi d'attacco per esempio (22, ed erano già 15 all'intervallo), ma non ha avuto le forze per opporsi alla crescita di Venezia sotto le plance nella ripresa.
Il quintetto «piccolo» con Mitchell da ala grande aiuta a trovare buone soluzioni offensive, ma in difesa e a rimbalzo qualcosa poi bisogna pagare: con Pascolo e Baldi Rossi a posto fisicamente, Trento si ritroverà (basti pensare all'impatto super di Armwood e Flaccadori convocato in Nazionale Under 20 da coach Sacripanti, a Roma il 27 e 28 aprile per preparare il Mondiale e l'Europeo Under 19 a Lignano in luglio) con un gruppo affamato e composto da dieci giocatori pronti a sbucciarsi le ginocchia sul parquet e a prendersi tiri e responsabilità pesanti. Da metà maggio in poi questi dettagli faranno la differenza.

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