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L’Aquila va ko: la Virtus domina in area e brinda

La Dolomiti Energia paga caro l’assenza di Caroline

di Daniele Battistel

TRENTO. Il miracolo che qualcuno sotto sotto sperava non c'è stato. La Virtus campione d'Italia e freschissima vincitrice della Supercoppa ha ancora una grande fame di vittorie. E nemmeno di fronte ad una Dolomiti Energia priva di uno dei perni del suo quintetto, Jordan Caroline, si è fatta scrupoli. La squadra di Sergio Scariolo ha sbancato la Blm Group Arena per 102-88. Ha dominato nel pitturato, ha tirato con quasi il 60 per cento da tre (aveva il 75% all'intervallo), ha messo a nudo i problemi di un'Aquila troppo leggera sotto canestro per provare a far davvero paura ad una tale corazzata.

Trento ha provato a resistere con il talento del suo uomo di maggior qualità, Cameron Reynolds (24 punti), ha capito di avere in Flaccadori un buon sostegno in attacco e in Saunders un uomo squadra, mentre in difesa ha ancora tanto da lavorare.Molin può essere contento di alcuni flash della sua squadra, della reazione dell'ultimo quarto, ma sa anche di dover aspettare Caroline per provare ad avere più consistenza sotto le plance.La cronaca dice che dopo le triple iniziali di Reynolds e Flaccadori la Dolomiti Energia smarrisce il filo del gioco in attacco e subisce in difesa la varietà delle soluzioni dei Campioni d'Italia che colpiscono con Teodosic, Hervey, Belinelli.

La fisicità della Virtus emerge prepotentemente con i 6 punti consecutivi di Alibegovic vanamente contrastato da Mezzanotte che portano la Segafredo sul +13 alla fine del primo quarto. I 30 punti subiti sono il segnale che sotto il proprio canestro l'Aquila subisce troppo.Quando, all'inizio del secondo quarto, Trento prova ad alzare la voce in difesa anche un attacco di talento come quello bolognese perde qualche colpo e la Dolomiti Energia può respirare.

Anzi, galvanizzata dal sostegno del pubblico, recupera terreno con le triple di Flaccadori, Bradford, Mezzanotte e la penetrazione di Forray fino al 28-32. Basta però che i bianconeri trentini non trovino soluzioni felici in attacco per scatenare il contropiede della squadra di Scariolo, che in un paio di minuti costruisce un parziale di 9-0 che la riporta al +13 di metà periodo. In un frangente obiettivamente difficile l'Aquila ha comunque il merito di non perdere la testa, provando invece a ribattere colpo su colpo. In qualche modo ci riesce visto che da qui all'intervallo il gap non cresce (43-56).

Il cambio di passo della Virtus, però, è solo questione di tempo. O meglio, di numeri. A Scariolo basta vedere le statistiche per capire (come non lo sapesse già...) che il punto debole dell'Aquila è il cuore dell'area. Così dà ordine ai suoi di colpire proprio lì. Nei primo 6 minuti la Virtus segna 16 punti solo con i suoi lunghi (tiri da sotto o tiri liberi), senza mai provarci da fuori. Williams, Ladurner e Mezzanotte assistono impotenti allo show di Hervey, ma anche di Jaiteh e Tessitori. Senza i chili di Caroline per Trento è impossibile pensare di poter costruire un baluardo sufficientemente consistente per provare a contenere la forza d'urto dei lunghi avversari. Un dato per far capire la strapotenza bolognese sotto i tabelloni: la Virtus prende il 46% dei rimbalzi sui suoi tiri sbagliati, Trento solo il 27%. Quando poi Weems e Teodosic infilano due triple consecutive il vantaggio degli ospiti supera i 20 punti. «Mamma, butta la pasta» avrebbe detto coach Peterson ai tempi delle sue telecronache.

E invece no. Perché qualcuno deve aver spiegato ai giovanotti della Dolomiti Energia che ai tempi buoni a Trento non si moriva al primo colpo. Anzi. Il primo ad interiorizzarlo dev'essere stato Desonta Bradford che con una tripla e due liberi dà il là ad un tentativo di rimonta, sostenuto dalla difesa arcigna di Conti su Pajola, dal cuore del capitano e dai canestri di Reynolds. Non che la Virtus senta di correre chissà quali pericoli, ma il vantaggio scende fino ai 10 punti e Scariolo è pure costretto a chiedere un time out per spezzare il ritmo all'Aquila. Che, tutto sommato, uno dei risultati chiesti dal suo coach l'ha raggiunto: provare a dare emozioni.

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