Kaziyski: «Pronto ad aiutare Trento»

di Andrea Cobbe

La frase più efficace, per descrivere con poche parole le sensazioni che si provano rivedendo Matey Kaziyski schiacciare al PalaTrento l'ha pronunciata ieri Diego Mosna: «Vederlo qui mi pare qualcosa di ovvio, sembra incredibile che fino a ieri non fosse con noi in questo palazzetto». Questo accade perché quando lo schiacciatore bulgaro indossa la maglia bianca della Diatec non gioca per la Trentino Volley, ma è la Trentino Volley. Non ha avuto nemmeno il tempo di posare le valigie a casa propria e subito ha dovuto affrontare il primo allenamento per preparare la partita di stasera, in cui dovrà essere forzatamente protagonista. Lanza e Djuric non sono ancora nelle condizioni ideali per riprendere posto nel settetto e così contro Molfetta toccherà a lui dare una mano ai «nuovi», si fa per dire, compagni per affrontare il primo ostacolo verso la semifinale.

Tutto si è svolto molto rapidamente, quali ostacoli ha dovuto superare per tornare a Trento?

«È molto semplice: anche se il nostro cammino in campionato era terminato, io ero ancora sotto contratto e quindi ho potuto liberarmi solo grazie alla benevolenza del mio club, il Jtekt. Dobbiamo quindi ringraziare i dirigenti per la disponibilità che hanno mostrato nei nostri confronti, senza la quale questa operazione non avrebbe potuto concludersi positivamente».

Arriva in un momento molto delicato per la Diatec, che obiettivi si è posto?

«Per ora credo si possa solo guardare, volta per volta, ad ogni singola partita. Sono contento di avere l'opportunità di disputare nuovamente la fase più bella del campionato italiano, ma in questo momento prevale la preoccupazione di poter dare un apporto a un team che manca da tempo di alcune pedine importanti. Anche se fa un po' ridere, quello che posso dare subito è un giocatore sano in campo, al di là degli aspetti tecnici o degli obiettivi di medio termine».

Che idea si è fatto della Trentino Volley di questa stagione?

«Sul piano del gioco posso dire davvero poco, perché purtroppo in Giappone non esisteva la possibilità di vedere le partite italiane e quindi mi sono limitato a leggere risultati e tabellini. In campo potrò farmi subito un'idea più precisa. Per ora l'obiettivo è solo quello di tamponare un'emergenza; poi, con il passare dei giorni, cercheremo di tornare alla normalità. Sono stanco dopo il lungo viaggio, ma fisicamente sto bene».

Che campionato ha trovato in Giappone?

«Il livello non è ovviamente quello di alcuni tornei europei, ma per uno straniero, che viene ingaggiato per fare la differenza, ogni partita è una battaglia, perché le responsabilità sono molto alte. Un'altra difficoltà è rappresentata dal fatto di doversi abituare a giocare due partite in due giorni, il sabato e la domenica. Bisogna imparare a gestirsi in maniera diversa da come siamo abituati a fare qui».

Come si è trovato in Giappone fuori dal campo di gioco?

«È molto difficile descrivere le abitudini di vita locali, bisogna sperimentarle. L'aspetto che mi ha colpito di più è il fatto che sono molto aperti nei confronti degli stranieri, ma nel contempo molto gelosi delle loro peculiarità, di cui vanno fieri».

Giocherà i playoff da protagonista, ma guarderà i compagni in Champions League, una situazione un po' strana?

«Non c'è dubbio, ma visto quanto è stato complesso rientrare a Trento, direi che possiamo accontentarci del risultato raggiunto».

Un'altra anomalia rispetto al recente passato è quella che vi vede affrontare i playoff da terza forza del torneo, senza quindi poter sfruttare il vantaggio del fattore campo, dall'eventuale semifinale in poi...

«Questo non mi preoccupa, sinceramente, la priorità è recuperare tutti i giocatori e superare questa prima fase di emergenza, poi si vedrà».

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