Bertolini si dedica al Triathlon

di Maurilio Barozzi

Quando, fino a tre anni fa, correva ancora in bici, il suo direttore sportivo Gianni Savio, lo chiamava «Alessandro il Grande». Certo, il Principe Savio ha sempre avuto il gusto per la citazione letteraria e per le pagine di storia, ma lui si riferiva alla caparbietà, alla voglia di vincere, all’abnegazione e all’impegno che Alessandro Bertolini, a quasi quarant’anni, metteva ancora nel suo lavoro, quello di ciclista.

Evidentemente quello era un lavoro, ma prima di tutto una passione che gli ha segnato gran parte della vita. Così adesso, dopo che la carta d’identità gli ha presentato il conto (a fine luglio avrà 44 anni) e lui ha cominciato a vendere biciclette, è arrivato il momento di riprendere i fili del discorso con lo sport. E per Alex la scelta si è orientata sul triathlon. Oltre alla bicicletta, per la quale l’amore non è mai sfiorito, ora ci sono anche la corsa e il nuoto. E domenica, in Val di Ledro, Alessandro debutterà nella triplice disciplina in mezzo ai cinquecento iscritti della Ledroman: 750 metri a nuoto nel Lago di Ledro, 20 chilometri in bici e cinque di corsa, il tutto in sequenza.

«È una nuova avventura - racconta Alex - che mi sta avvincendo. Questa di domenica sarà la prima gara, ma poi ho già in calendario di partecipare anche al Triathlon di Lavarone, dove ci saranno da percorrere le distanze olimpiche: 1,5 km a nuoto, 40 km in bici e 10 a piedi».

Per adesso Alex sta affrontando questa esperienza sportiva con i punti interrogativi che inevitabilmente porta con sé un esordio, ma la pignoleria nella preparazione è la stessa di quando correva in bicicletta. Ha già trovato degli sponsor tecnici e nei giorni scorsi è stato sul Lago di Ledro a ispezionare il percorso della frazione ciclistica, quella che dovrebbe dargli le maggiori soddisfazioni. «Per intanto vediamo come reagisce l’organismo a questo tipo di sport - racconta -, ma mi sono allenato e il percorso ciclistico è interessante: un anello di dieci chilometri attorno al lago da percorrere due volte. Penso di poter fare una bella gara».

Per un ciclista come lui che, stando solo agli ultimissimi anni di carriera ha vinto una tappa al Giro d’Italia, una al Giro del Trentino, e il titolo italiano 'Derny’ su pista, la frazione in bicicletta sarà il piatto forte. Ma per il triathlon ha dovuto cimentarsi anche con il nuoto e la corsa a piedi. E se per preparare quest’ultima, il 'motore’ del suo fisico è stato di grande aiuto, per il nuoto ha dovuto anche affinare la tecnica. Cosa che ha fatto per tutto l’inverno nella piscina di Rovereto.

«Per le tabelle di allenamento nel nuoto mi sono fatto dare una mano dal team di triathlon "Trentatré Trentini". In particolare dal loro preparatore in piscina Mirko Vesentini. Abbiamo fatto uno scambio in amicizia - sorride Alex -: io do loro qualche consiglio per la bicicletta, loro mi aiutano per il nuoto. Domenica vedremo come va e poi cercherò di mettere a punto gli allenamenti con più precisione».

Si racconta che questa multidisciplina sportiva sia stata inventata dopo la caccia ad un carcerato evaso. Fuggito di cella si era tuffato in un canale e aveva nuotato per far perdere le proprie tracce. Visto un passante in bici, era uscito in fretta dall’acqua, lo aveva bloccato, aveva indossato i i suoi vestiti asciutti e gli aveva fregato la bici, mettendosi a pedalare a rotta di collo fino a quando bucò. Allora gettò la bici e si mise a correre. Purtroppo per lui fu raggiunto e riportato dentro. Tornò ad essere un carcerato. Ma la sua esistenza aveva acquistato un senso: aveva fatto scattare la scintilla di qualche creativo per inventare un nuovo sport, il triathlon, combinazione di nuoto, ciclismo e corsa.

Sarà vero? Boh... Sta di fatto che lo sport ora esiste, è una disciplina olimpica con una tribù di affiliati, sempre più nutrita: per la Ledroman di domenica hanno dovuto chiudere le iscrizioni a 500 atleti, altrimenti sarebbero stati molti di più. E a questo esercito si è arruolato anche Alessandro Bertolini. Se sarà ancora Alessandro il Grande, come lo chiamava Savio, lo vedremo nei prossimi mesi.

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