Dybala «Grazie Conte, ma io sono argentino»

Antonio Conte vorrebbe inserirlo nella lista degli attaccanti azzurri, Boniek dice di non essere interessato, il "Tata" Martino prima o poi si renderà conto che c'è un gioiello di 21 anni che aspetta solo la sua chiamata. Paulo Dybala è uno degli attaccanti del momento del campionato di Serie A. Gol, grandi giocate e prestazioni sempre sopra la sufficienza con il suo Palermo che lo portò in Italia tre anni fa. Nonno paterno polacco, nonna materna italiana, ma la "Joya" è argentino e vuole giocare nell'Albiceleste, nonostante la corte di Antonio Conte nei giorni scorsi volato a Palermo per convincere Dybala a indossare l'azzurro. "Con quale nazionale giocherò? Certo non con la Polonia. Boniek ha detto che vuole solo gente che sappia cantare l'inno e il polacco è troppo difficile", spiega il giovane talento rosanero. "Con Conte non ho parlato direttamente di questo, ma non è facile decidere. L'Italia ha una grande tradizione. Ha vinto quattro volte il titolo mondiale. Io sono nato in Argentina e mi sento argentino. Quando giocavo da bambino sognavo la nazionale Albiceleste. Mio padre voleva che diventassi un calciatore e mi portava in giro a sostenere i provini. A dieci anni venni preso dall'Instituto de Cordoba. Ci sono rimasto per sette anni prima di passare al Palermo. I miei idoli? Maradona era di una generazione diversa. Mi piacevano molto Ronaldinho e Riquelme perchè erano giocatori che in campo si divertivano e anche io giocavo per divertirmi". Ora il calcio "non è più un passatempo. Se giochi con i tuoi amici in piazza e non corri non succede niente. Qui invece hai compagni che hanno lo sguardo da leoni. Non puoi deluderli e devi lottare anche tu". Per Dybala, 21 anni compiuti da poco, l'argentino che sta facendo meglio in Italia è "Tevez che ha già segnato tanti gol e ha fatto crescere molto la Juve. Higuain anche al Napoli sta confermando il suo valore". L'attaccante rosanero parla del suo arrivo in Italia: "ho dovuto cambiare vita, adeguarmi a un calcio diverso, imparare una lingua nuova. Ma il problema maggiore è stato un altro. Appena arrivato a Palermo ho sofferto molto, perchè quando la gente parlava di me ricordava solo quanto mi avesse pagato Zamparini. Tutti pensavano ai soldi, non a come stavo io, a come mi sentivo. Non ero importante come ragazzo, ma per i tanti soldi spesi. Mi hanno aiutato il presidente, i miei compagni, la mia famiglia. Ora voglio solo dimostrare che Zamparini sapeva quello che stava facendo e non stava buttando i suoi soldi". Le grandi lo seguono con interesse "la mia famiglia mi ha detto di non montarmi la testa. Al momento non penso a un grande club anche se questo è il sogno di tutti. Lavoro per fare sempre meglio. L'erede di Messi? Per vederlo dovremo aspettare tanto così come abbiamo aspettato tanto per l'erede di Maradona". La finale Mondiale che l'Argentina ha perso con la Germania Dybala l'ha seguita "in ritiro insieme a Muñoz e Vazquez. È stato un giorno tristissimo. Tutti volevamo l'Argentina campione del mondo. In Brasile sarebbe stato ancora più bello". Tra quattro anni in Russia ci sarà Dybala in finale? "Non c'è calciatore che non sogni di giocare la partita più importante di tutte. È un sogno ma lavoro per realizzarlo".

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