Josh Owens, un intellettuale per l'Aquila

«Hustle player» è un'espressione del gergo sportivo americano difficile da tradurre: indica quei giocatori che lottano su ogni pallone, che hanno nel loro dna la voglia di non arrendersi mai, di andare a tuffarsi per recuperare palloni che sembrano persi, di dare il 100% in ogni piccola cosa che fanno. «Hustle player» è l'espressione che usa Josh Owens per presentarsi alla sua nuova squadra e alla sua nuova città

di Marcello Oberosler

josh owens«Hustle player» è un'espressione del gergo sportivo americano difficile da tradurre: indica quei giocatori che lottano su ogni pallone, che hanno nel loro dna la voglia di non arrendersi mai, di andare a tuffarsi per recuperare palloni che sembrano persi, di dare il 100% in ogni piccola cosa che fanno. «Hustle player» è l'espressione che usa Josh Owens per presentarsi alla sua nuova squadra e alla sua nuova città: «Sono un lungo atletico, che fa dell'energia il suo marchio di fabbrica: posso difendere contro molti tipi di avversari diversi, sia gli esterni che i centri più «pesanti», e anche dall'altro lato del campo posso far nascere qualche accoppiamento interessante, perché sono rapido e forte fisicamente. Però so di dover migliorare ancora tantissimo per quanto riguarda il mio gioco perimetrale e le mie scelte attaccando fronte a canestro. Il modello di giocatore a cui mi ispiro è stato fin da quando ero piccolo Kevin Garnett, un giocatore che come pochi altri abbina capacità tecniche e passione per il gioco». 206 centimetri per 109 chili di potenza e reattività: Owens voleva fortemente giocare in Italia, e la Dolomiti Energia era la squadra giusta per lui sotto vari punti di vista. «Ho avuto un'estate molto impegnativa, ho giocato in Summer League e ho avuto varie offerte da vari campionati europei: Turchia, Russia, Israele, Belgio, ma quando ho saputo dell'offerta di Trento ho subito accettato, giocare in un campionato importante e rispettato come la serie A italiana per me rappresenta una grandissima opportunità. Lo scorso anno ho avuto la possibilità di fare un mese di precampionato con la Mens Sana Siena a Bormio, è stata un'esperienza che mi ha fatto capire che qui c'è davvero un ottimo livello». E l'allenatore di quella Siena finalista con Milano per il nono scudetto poi sfumato per i toscani (retrocessi in DnB per i guai giudiziari che hanno portato al fallimento della società da massima serie), Marco Crespi (che la prossima stagione allenerà il Baskonia in Spagna prendendo il posto di Sergio Scariolo), qualche giorno fa ha indicato proprio Owens come uno dei talenti americani più interessanti dell'intero campionato italiano: «Crespi è un ottimo allenatore, sono molto contento e onorato che abbia speso per me queste belle parole, però sarà il campo a darci questi responsi. Per intanto penso ad inserirmi in questo ambiente nuovo e concentrarmi sulla mia preparazione. Conosco bene la storia dell'Aquila Basket, passare dalla seconda divisione nazionale alla prima ha dimostrato il buon lavoro svolto dalla società: ovviamente invece non so molto dei miei nuovi compagni di squadra, tranne di Tony (Mitchell l'ala piccola ingaggiata dal general manager aquilotto Salvatore Trainotti e specialista delle schiacciate in una D League statunitense che l'ha visto grande protagonista , ndr) con cui ho giocato in D-League in America. Questa prima settimana di lavoro insieme sarà importante per cominciare a conoscerci e a fare gruppo. I miei obiettivi? Semplicemente cercare di portare la squadra il più alto possibile, voglio dare il mio contributo per vincere».
Il ragazzone sorridente e sereno che presidierà l'area bianconera è un prodotto di Stanford, una delle università più prestigiose d'America sia dal punto di vista cestistico che da quello accademico: «Ho passato cinque anni a Stanford, ho avuto la fortuna di avere dei compagni di squadra fantastici con cui è stato bellissimo condividere questa esperienza. Per quanto riguarda i miei studi, mi sono laureato in economia e poi ho completato un master in ingegneria civile sull'eco-sostenibilità. Come sono fuori dal campo? Qualcuno direbbe che sono introverso: mi piace leggere, imparare cose nuove. E amo la fotografia (come dimostrano i suoi scatti sul profilo twitter, ndr)». L'impressione che da è quella di essere un ragazzo simpatico, con grande voglia di fare e molto intelligente: qualità che al di là del suo contributo sul parquet lo renderanno un giocatore importante per l'avventura della Dolomiti Energia in serie A. «Non sono molto preoccupato del mio adattamento al basket europeo: la mia stagione a Tel Aviv (con la maglia dell'Hapoel, ndr) è stata la prima oltreoceano e mi ha insegnato molto, sono cresciuto anche dal punto di vista tecnico. Ci sono alcune piccole cose a cui dovrò stare attento, soprattutto parlando di lavoro di piedi per evitare di commettere troppe infrazioni di passi, ma il basket è basket a prescindere da dove si gioca».

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