Sanità / Intervista

Il successo social del farmacista Sergio Cattani: l’educazione alla salute si fa anche su TikTok

Le pillole video del professionista trentino volano online: 21 mila follower, 500 mila “mi piace” e milioni di visualizzazioni. "L’obiettivo è raggiungere i più giovani, ovvero chi difficilmente viene in farmacia per chiedere consigli o curarsi: il 55% dei miei follower ha tra i 18 e i 25 anni e grazie ai video può avere informazioni scientifiche"

ALLARME In Italia aumentano le diagnosi, diffusi gli stili di vita scorretti
BAMBINI La battaglia della piccola Alessia, "pulcino d'acciaio"

RICERCA Microbi della salute, studio del Cibio spiega come vengono trasmessi

di Matteo Lunelli

TRENTO. Condividere fotografie e video, ma anche opinioni e stati d'animo. Seguire le star e i personaggi più amati, che siano sportivi o musicisti, politici o attori fino ad arrivare ai cosiddetti influencer, senza dimenticare i sex symbol, ovvero uomini o donne che non hanno caratteristiche particolari se non quella di essere belli e belle.

È questo, in linea generale, quello che accade ogni giorno sui social network, da Facebook a Instagram, passando per TikTok, Twitter e YouTube, senza entrare troppo nel dettaglio di chi su questi siti e App passa il tempo a seminare odio e zizzania, a fornire analisi non richieste e basate a volte su fonti ben poco attendibili e affidabili. Ma c'è anche chi sa sfruttare le potenzialità dei social per diffondere cultura, educare, insegnare.

E dare risposte alle domande che a volte tutti ci facciamo, anche le più imbarazzanti. Il tema è quello della salute. Sergio Cattani, farmacista trentino (ma anche formatore), ha aperto qualche mese fa un profilo su TikTok: video brevi, spesso simpatici, montati ad hoc con tutte le “regole” del buon influencer (musiche, scritte, espressioni) ma con un messaggio scientifico chiaro. Perché sulla salute non si scherza e Google non può fornire tutte le risposte giuste.

Cattani, perché questa "svolta social", perché queste pillole del farmacista?

Ho aperto lo scorso settembre un profilo su TikTok, prima di tutto per conoscere e capire questo social molto in voga tra i giovanissimi. Se su Facebook ci sono tutti e su Instagram mi risulta difficile fare questo tipo di comunicazione, su TikTok ho scoperto un nuovo mondo. E poi interfacciarsi con i giovani ti fa sentire giovane.

I numeri sono piuttosto impressionanti: oltre 21 mila follower e oltre 500 mila "Mi Piace" ai video. Un successo, considerato che gli argomenti non sono quelli propriamente virali...

Sono rimasto colpito anche io: ci sono video, come quello sulle emorroidi, che hanno 2,5 milioni di visualizzazioni. E un altro dato mi ha colpito: il 55% degli utenti ha tra i 18 e i 24 anni. Proprio il target che cercavo di raggiungere. I picchi di visualizzazioni sono intorno alle 20, perché i più giovani mattina e pomeriggio sono impegnati tra scuole e attività varie e poi la sera si rilassano sui social. Nei video parlo a chi non entra nelle farmacie, ma spesso ha bisogno di risposte.

Sul profilo ha un'ottantina di video, che si dividono tendenzialmente in due categorie: quelli con lei come protagonista e quelli con ragazzi/studenti nei panni di "attori". Perché?

Negli anni mi sono sempre occupato di formazione, ho portato avanti dei progetti nelle scuole, con un programma di dieci ore di lezione su salute, uso dei farmaci, pubblicità. Con loro, ovviamente con tutte le liberatorie, abbiamo realizzato dei video: gli studenti sceglievano gli argomenti - mal di pancia, varicella, rimedi della nonna, mestruazioni, torcicollo da smartphone, influenza - e poi con regia e montaggio realizzavamo delle clip, trattando i temi in modo scientifico, ma con un linguaggio giovane. Li avevamo messi su YouTube: video di qualità ma con poche visualizzazioni. Il boom è arrivato grazie a TikTok.

C'è qualche storia curiosa sui video?

È interessante riguardare quello sui contagi virali: l'abbiamo fatto ben prima della pandemia, credo nel 2018, è il messaggio era di proteggere la società in cui viviamo. Un ragazzo con la tosse usava la mascherina per proteggere i compagni: ogni persona che lavora in sanità sapeva queste regole, oggi le sappiamo tutti. Però ricordiamoci quali erano i messaggi degli spot pubblicitari: hai tosse o influenza? Prendi uno spray o una pastiglia e vai tranquillo a lavorare...

Esiste un guadagno per questa attività sui social network?

L'unico guadagno è la soddisfazione di riuscire a parlare di temi importanti a persone diverse da me. Ed è bello anche riuscire a fare passare messaggi importanti, ad esempio quello sul non discriminare i malati, come emerge dal video sulla psoriasi.

comments powered by Disqus