Salute / Il caso

Allarme alcol: in Trentino si beve troppo, e si muore per le conseguenze, emergenza under 18 (bevono anche le ragazze)

I dati dell’analisi del Ministero della Salute: più birra che vino, ma preoccupa il fenomeno del «binge-drinking», in aumento le patologie e anche gli accessi al Pronto Soccorso

di Leonardo Pontalti

TRENTO. Trentino, terra di grandi vini. Ma anche di grandi bevitori di birra: secondo i dati del Ministero della Salute, solo in Calabria la birra è apprezzata più che in provincia. Almeno in campo maschile: il 70,1% (72,4% il dato calabrese, il più elevato in Italia) di chi consuma alcol lo fa bevendo - anche - birra. Che tra le donne è apprezzata da 4 non astemie su 10, così come il vino (39,9%), consumato invece da sei trentini su dieci (60,4%).

I superalcolici vengono scelti dal 39% dei bevitori maschi e dal 18,8% delle donne, più o meno come gli amari (39,6% e 14,1%).

Quale che sia il prodotto, in generale i trentini si confermano amanti di Bacco, luppolo e spiriti: in provincia consuma alcolici il 78.4% della popolazione maschile (77,2% la media italiana) e il 58.7% di quella femminile (56,2% in Italia). E, fin qui, nulla di male.

Il problema, come in molte altre cose della vita, è rappresentato dagli eccessi: i dati raccolti ed elaborati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute e relativi al 2020 dicono che in Trentino i tassi di mortalità per patologie totalmente alcol-attribuibili sono ampiamente oltre la media nazionale. Soprattutto, a sorpresa, tra le donne dove il tasso di 2,33 (numero di decessi ogni 100mila abitanti) è il più alto in tutto il Paese. A seguire Umbria (1,45) e Liguria (1,42).

Tra gli uomini la situazione non è più rosea, anzi, con un tasso di decessi ogni 100mila abitanti pari a 5,81, anche se guardando al resto d'Italia c'è chi sta molto peggio: Valle d'Aosta (12,12), Molise (8,14), Alto Adige (7,35).

Le criticità emergono anche dagli accessi al pronto soccorso per problematiche totalmente attribuibili all'alcol: in Italia nel 2020 sono stati 29.362 (71% con pazienti maschi, 29% di casi femminili). Percentuali che si riflettono anche in provincia, con le donne che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari che hanno rappresentato meno di un terzo dei casi. Sono stati 31 gli accessi femminili, contro i 107 maschili.

Da non sottovalutare, tuttavia, il dato relativo agli under 18: in questo caso la differenza di genere si annulla: cinque i casi che hanno coinvolto ragazzi minorenni, quattro nel caso delle ragazze.

Parlare di mortalità o ricoveri in pronto soccorso significa concentrarsi su situazioni limite: che sono figlie, tuttavia - dicono le statistiche del Ministero - di un rapporto problematico con l'alcol ancora diffuso: in Trentino il 31,8% degli uomini che consumano alcolici e il 9,5% delle donne è definito a rischio: consuma cioè più di tre unità alcoliche al giorno (due, nel caso delle donne) prevalentemente fuori dai pasti.

Dati in linea con quelli nazionali per quel che riguarda le donne (9,4%) ma ben più preoccupanti per quel che riguarda gli uomini, con i bevitori a rischio che in Italia sono il 22,9%.

Il fenomeno del binge drinking - l'assunzione in un breve lasso di tempo di forti quantità di alcol (5-6 unità per gli uomini 4-5 per le donne) spesso con la precisa volontà di ubriacarsi - tra gli uomini è diffuso praticamente il doppio, in Trentino, rispetto alle medie nazionali (22,5% contro 11,4%) e più accentuato tra le donne (5,2% contro 3,9%).

Al di là delle situazioni più delicate - numerose e non da sottovalutare - va detto che il rapporto dei trentini con gli alcolici è in gran parte equilibrato: guardando alla semplice soglia oltre la quale il consumo di alcol è definito eccedentario (cioè potenzialmente dannoso rispetto a un corretto stile di vita: si parla del superamento di due unità alcoliche al giorno per un uomo adulto e una per una donna adulta) i dati trentini sono migliori rispetto alla media nazionale: nella popolazione maschile la percentuale tra i non astemi di consumatori eccedentari è del 12,5% (a fronte di un 14,2% nazionale), mentre tra le donne in Trentino la percentuale è del 5,4% a fronte di un punto percentuale in più nella media nazionale (6,4%).

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