Emicrania, al via la campagna nazionale "Colpo di testa"

Circa un miliardo di persone nel mondo (il 12% della popolazione), di cui 136 milioni in Europa, soffrono di emicrania.

È la terza patologia più diffusa a livello globale e colpisce tre volte di più le donne rispetto agli uomini, in particolare tra i 25 e i 55 anni.

In Italia con una legge,la numero 81 del 14 luglio 2020, la patologia è stata ufficialmente riconosciuta come malattia cronica invalidante, ma sono ancora diverse le lacune informative con cui devono fare i conti coloro che ne sono colpiti, in gran parte donne giovani e in età lavorativa. Cittadinanzattiva avvia anche per questo la campagna di sensibilizzazione e informazione "Colpo di testa. I tuoi diritti su emicrania e cefalea" con il contributo non condizionato di Teva.

"È una sfida, quella dell'informazione e della consapevolezza su questa patologia- evidenzia Anna Lisa Mandorino, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva- con cui deve confrontarsi il nostro Sistema sanitario nazionale nell'ottica di una maggiore sostenibilità anche economica nella gestione dell'emicrania come patologia sociale rilevante e soprattutto nel garantire uguali diritti ai cittadini.

C'è ancora molto da fare per migliorare l'informazione, per orientare la persona ai servizi (Centri cefalea accreditati), di modo che si giunga a una adeguata e tempestiva presa in carico dei pazienti, a una diagnosi precoce e possa essere garantito l'accesso alle terapie più innovative".

La campagna sarà diffusa nei prossimi mesi attraverso Facebook e Instagram, con l'obiettivo, partendo dalle storie di chi soffre di emicrania, di contribuire a informazioni e orientamento, creare maggiore consapevolezza e combattere il pregiudizio ancora legato alla patologia.

Cittadinanzattiva realizzerà anche un instant book.

Sarà inoltre diffuso a breve un questionario per conoscere il vissuto dei pazienti. Da due indagini del 2019, una del Censis e una di Insite consulting, emerge che per oltre il 40% di pazienti la diagnosi arriva dopo più di due anni e il dolore è l'aspetto percepito come più penalizzante (80%), perché condiziona la vita sociale, lavorativa e familiare.

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