Al Maso, tra capre, asini e biologico E in val dei Mocheni arriva l'agritur

di Giorgia Cardini

Diventare agricoltrici (o forse sarebbe meglio dire «agri-cultrici») per colpa dell'amore e di una motocicletta. In estrema sintesi, è così che Vea Carpi, pisana, laureata in Scienze politiche e cittadina «doc» (figlia di professori universitari, suo padre è stato sottosegretraio del governo Prodi), ha scoperto la terra. E per terra s'intende proprio terra: quella che si lavora ancora con le mani, quella che «suda» e fa sudare.

Le sua terra è in Val dei Mocheni, a mille metri di quota, sopra Mala di Sant'Orsola Terme: mezzo ettaro di proprietà coltivato a ortaggi, altrettanti un po' più sopra in affitto per le patate e i cereali, e poi prati in comodato per fare fieno per le bestie, pecore, asini e galline. Il suo maso è il Mas del Saro. «L'unica cosa che mi legava alla montagna - racconta Vea, col suo inconfondibile accento toscano - erano i nonni paterni, di Bolzano. In Trentino sono venuta solo per amore».

E l'amore, che sta lavorando poco più su ma di mestiere fa tutt'altro, andava appunto in motocicletta: «Ne stavamo cercando proprio una, quando sul giornale che stavamo consultando ci siamo imbattuti nella vendita di questo posto e ce ne siamo innamorati». Era il 2001: «Ma io non avevo nessuna aspirazione, rispetto all'agricoltura, nessuno di noi un progetto mirato. Anzi: abitavamo a Pergine e io stavo benissimo in Provincia, dove lavoravo. Ma il maso ci ha cambiati, a poco a poco si è impossessato di noi».

In breve tempo, complice la nascita di tre figli (che ora hanno 13, 11 e 8 anni), stare in ufficio ha perso senso: «Facevo una vita da cittadina ma vivevo qui e quando sono rimasta incinta della terza ho detto basta. In quel momento è scattato qualcosa, la terra ha iniziato a interessarmi davvero, ad appassionarmi». Così, «studiando e sbagliando, non sai quante volte», Vea ha messo in piedi un'azienda biologica certificata, in pochi anni diventata un punto di riferimento nella zona per le tante attività portate avanti che puntano alla valorizzazione dei prodotti, dei saperi, della cultura. Ed è in quest'ottica che una micro-azienda come il Mas del Saro si è aperta a una realtà mondiale come WWoof (Worldwide Opportunities on Organic Farming), entrandone a far parte: «Wwoof è un'associazione diffusa in quasi tutto il mondo che mette in rete le aziende, che coltivano e allevano facendo a meno di prodotti chimici, con chi vuole fare un'esperienza di lavoro e vita in fattoria». 

Mentre Vea parla, fuori dalla porta del maso, a montare una nuova serra con suo marito Renzo Moser ci sono proprio due «wwoofers»: «Sono arrivati ieri da Israele, un Paese da cui abbiamo accolto tanti ragazzi. Sono venuti in Trentino per arrampicare ma intanto stanno qui, ci aiutano e vivono con noi». Il concetto è proprio quello della condivisione: «In sei anni, non abbiamo mai avuto brutte esperienze. Anzi, abbiamo imparato molto anche dai nostri ospiti. Noi per i tanti impegni non possiamo girare il mondo, ma ora è il mondo a venire da noi, a portarci la sua ricchezza».

Una ricchezza che non tocca solo il Mas del Saro: soltanto in Valle dei Mocheni ci sono altre cinque aziende associate a Wwoof (stando al sito dell'associazione di cui Vea è coordinatrice regionale insieme a Elisabetta Monti e Alice Dalmonego ), in tutto il Trentino 32 e in Alto Adige 15. Il che la dice lunga sul fatto che qualcosa sta cambiando: «La nostra fortuna è stata quella di non avere alle spalle una tradizione contadina. Così abbiamo potuto impostare subito l'azienda come volevamo, facendo anche una vagonata di errori, ma senza dover combattere con una tradizione colturale difficile da sradicare. La scelta del biologico è stata immediata e, anche se qui resta una strada difficile, ci sono persone in valle che stanno tentando nuove esperienze». 

Vea cita alcuni esempi: l'agritur Klopf Hof a maso San Lorenzo, sopra Fierozzo, biocertificato con capre, asini, maialini e ortaggi; poi l'azienda Rosanoce di Sant'Orsola, il maso La Marianna ai Drazzeri, che alleva asini e coltiva erbe officinali ed è un b&b e fattoria didattica. «I piccoli frutti restano la prima scelta, ma qualcosa sta cambiando, anche perché quel settore ha problemi di non poco conto». E qui il discorso si collega alla scelta del biologico: «La natura dà tutto e ora ci sono anche i mezzi tecnologici per poter compiere in serenità le proprie scelte. Ma ritengo che sia un errore continuare a puntare, per incentivare il biologico, sulle scelte personali di consumo alimentare. Qui c'è da fare invece un ragionamento globale su come viene coltivata la terra, se c'è rotazione, se sarà utilizzabile dalle prossime generazioni o meno. Quello che deve muovere a scegliere il biologico è la consapevolezza che così ci sarà una terra sempre vitale: questo dovrebbe spingere i ragionamenti collettivi, perché l'agricoltura è il campo dove si giocano oggi le partite politiche più importanti. E il fatto che pochi giorni fa la Bayer abbia acquistato la Monsanto dovrebbe preoccupare tutti».

ARRIVA L'AGRITUR

La scommessa di Vea Carpi ora si chiama «agritur». E siccome l'azienda è biologica, e la famiglia Carpi-Moser è fatta di gente coerente e testarda, anche la sala ristorante ricavata ampliando Mas del Saro è stata costruita secondo i principi della bio edilizia. Struttura in legno, come i rivestimenti, e pareti interne in argilla, dove il prodotto dei boschi non è stato usato. Lunga strada, quella per arrivare a un agritur, e investimento ingente per un'aziendina così piccola da non trovarsi a proprio agio nei normali canali commerciali.

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«Abbiamo inseguito l'autosufficienza tipica dei masi, puntando alla chiusura del cerchio dato dalla coltivazione degli ortaggi, dall'allevamento degli animali e dalla produzione del fieno. Ma il problema per una piccola azienda come la nostra è trovare lo sbocco commerciale per il surplus: siamo piccoli ma produciamo comunque troppo, per noi e basta».
Vea ha provato prima con i Gas (gruppi di acquisto solidale), poi ha partecipato al Mercato contadino a Pergine, quindi ha dato vita alla fattoria didattica.
Infine, si è chiesta come potesse davvero valorizzare i suoi prodotti: «Perché anche se fai biologico, non puoi proporre a chi compra un kg di insalata a prezzi da gioielliere. E allora ho detto: il modo più bello per valorizzare il mio lavoro è mettere direttamente in tavola le nostre cose, poche ma di altissima qualità».
E così è nato l'investimento completato in questi giorni, con una cucina in acciaio a norma, dove Vea sta impastando il pane a base di pasta madre: «Manca ancora una carta e poi potremo aprire l'agritur, dal venerdì sera alla domenica a pranzo, su prenotazione».
Un posto piccino, come lo è tutto il maso, con una decina di posti e un menu interamente vegetariano: «Non mangiamo carne, non per una scelta ideologica ma di salute. Proporre piatti di carne mi sarebbe parsa una forzatura, rispetto alla nostra natura e alle nostre idee. Ma nei cibi, che risentiranno delle mie origini, gli ospiti troveranno anche un po' di quel mondo che in questi anni è venuto a trovarci». Spezie, condimenti, suggestioni medio orientali: un po' di Wwoof e di wwoofers.

I LABORATORI

Trovare il tempo per fare tutto, a Mas del Saro, non è semplice. Ma Vea Carpi sembra dotata di una energia inesauribile. Così, oltre ai tre figli ancora giovanissimi di cui occuparsi, in estate ha voglia anche di ospitare... i figli degli altri.
«Da due anni, in estate, per due settimane il maso diventa un campo diurno. Io e Paola Barducci (dottore forestale e accompagnatrice del territorio), dal lunedì al venerdì facciamo conoscere ai ragazzi che salgono da Mala a piedi, lungo i sentieri, i segreti del bosco e della terra».
Un'iniziativa indipendente, messa in piedi per passione: «Io tengo laboratori di vario genere e di cucina (quest'anno sono uscite dalle mani dei bimbi burro, biscotti, grissini, lavoretti in feltro e tante altre cose) ma lasciamo anche tanto tempo ai bambini per giocare, stare con gli animali della fattoria».
«E quest'estate, dopo pranzo, mio figlio Pietro, che fa teatro da quando aveva 6 anni, ha improvvisato per loro piccoli spettacoli teatrali, apprezzatissimi da tutti».

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