Glifosato, nuovo allarme sul diserbante M5S e Verdi: una sostanza da vietare

«Al via il test delle urine in Parlamento per verificare il grado di contaminazione da glifosato, pesticida dichiarato probabilmente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)». È l’iniziativa lanciata dai deputati del M5S in Italia sulla scorta di quanto fatto dai colleghi 5stelle del Parlamento europeo.

«Ci sottoporremo al test delle urine - afferma il deputato 5stelle Mirko Busto - per verificare la presenza di glifosato su noi stessi, come fatto da 49 europarlamentari le cui analisi sono risultate tutte positive con una concentrazione media dell’erbicida 17 volte superiore al limite che, a livello europeo, dovrebbe essere contenuto nell’acqua potabile (0,1 microgrammi/litro). Un’iniziativa, in cui ancora più urgente se si considerano i dati dell’ultimo rapporto Ispra, in base al quale il 63,9% delle acque superficiali e il 31,7% di quelle sotterranee sono contaminate dai pesticidi».

«Ricordiamo che alla Camera lo scorso ottobre è stata approvata una mozione che impegna il Governo a vietare l’uso del glifosato in agricoltura. Chiediamo quindi al Governo di rispettare il voto del Parlamento e di farsi valere in Unione europea al tavolo dei comitati tecnici i prossimi 18 e 19 maggio, ovvero quelli in cui i ministri di agricoltura, salute e ambiente (rispettivamente Martina, Lorenzin e Galletti) potrebbero decidere di bloccare il glifosato su suolo italiano», concludono i parlamentari 5stelle.

Frattanto, i Verdi europei denunciano l'intenzione della Ue di non limitare l'uso della sostanza nociva: la bozza della proposta della Commissione europea di rinnovo dell’autorizzazione del glifosato ne prevede l’uso per nove anni, ma senza le restrizioni richieste dall’Europarlamento ad un impiego esclusivamente professionale.

È quanto emerge dal testo diffuso dal gruppo dei Verdi Ue, che esprimono una forte condanna «a questa bozza di proposta favorevole al rinnovo dell’autorizzazione di una sostanza probabilmente cancerogena, secondo l’Oms» attacca Michele Rivasi, vicepresidente del gruppo dei Verdi europei.

Il tema è al centro del dibattito scientifico, visto che l’Efsa ha invece ritenuto la stessa sostanza probabilmente non cancerogena.

«Nonostante la richiesta del Parlamento europeo, non viene proposto nulla per vietare l’impiego del glifosato da parte dei comuni cittadini o vicino ai parchi pubblici» afferma Rivasi.

Nel testo si legge che tocca agli Stati membri «assicurare che l’uso dei pesticidi sia limitato o proibito in aree come parchi pubblici e giardini, campi sportivi e ricreativi, giardini scolastici e per bambini e vicino a strutture sanitarie».

«Inoltre - aggiunge la leader dei Verdi europei - la Commissione e gli Stati membri chiedono alle imprese che vendono prodotti a base di glifosato di fornire i dati che provino che la sostanza non costituisce un interferente endocrino», cioè con effetti negativi su diverse funzioni vitali quali lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento sia nell’uomo che nelle specie animali.

Di conseguenza «la Commissione e gli Stati membri sono pronti a dare il via libera al glifosato senza sapere se si tratta di un interferente endocrino, esentandosi dal proprio dovere di far prevalere la tutela della salute dei cittadini» conclude Rivasi.

La vicenda si intreccia in questi giorni con i dati sulla presenza di contaminanti nelle acque, anche in Trentino.

Aumentano i pesticidi nelle acque di fiumi, laghi e torrenti e pure nel sottosuolo, arrivando sino alle falde acquifere profonde. Maglia nera a Toscana e Umbria, spia rossa per le regioni della pianura padano-veneta mentre Molise e Campania non hanno fornito dati e cinque Regioni non hanno diffuso quelli delle acque sotterranee.

A diffondere i dati è l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell’edizione 2016 del «Rapporto nazionale pesticidi nelle acque» in cui si parla di «contaminazione diffusa, che interessa gran parte del territorio italiano», che risulta da 29.220 campioni prelevati da 7.675 punti di monitoraggio per un totale di 1.351.718 misure analitiche fatte nel biennio 2013-2014.

Il cocktail di veleni è aumentato, rispetto al biennio precedente, del 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee. Ma «la contaminazione è sottostimata» e «probabilmente in fase crescente», avverte l’Ispra, poichè i dati forniti da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa) non sono completi nè omogenei e in alcuni casi gli effetti si evidenziano dopo alcuni anni.

E più che in passato, sono state trovate miscele di sostanze, anche fino a 48 in un singolo campione. E la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti, che invece sono quelli che ricevono le autorizzazioni.

Quindi la stima del rischio non valuta gli effetti cumulativi, osserva l’Ispra.
Fiumi, laghi e torrenti nel 2014 «ospitavano» pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio (nel 2013 era 58%); quelle sotterranee nel 31,7% dei 2.463 punti (34,67%% nel 2013).

Secondo l’Ispra, 274 punti di monitoraggio delle acque di superficie hanno «concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali» e fra le sostanze off-limit c’è il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo su cui si è in attesa di capire se sia cancerogeno o meno visto che c’è divergenza di opinioni e di cui l’autorizzazione al commercio in Europa scade a fine giugno.

Ci sono poi i neonicotinoidi, ritenuti fra i principali responsabili della moria di api.
Sono 130mila le tonnellate di prodotti fitosanitari utilizzate ogni anno in Italia (-12% sul 2001) e dalle analisi sono state trovate 224 di queste sostanze, soprattutto erbicidi, «un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti». In aumento anche i rilevamenti di fungicidi e insetticidi ma è calata (-30,9% dal 2001) la quantità di prodotti più pericolosi.

Nessun problema naturalmente per l’acqua potabile soprattutto grazie alla depurazione, anche se, spiega il responsabile del report Pietro Paris, la Direttiva europea sulle acque «stabilisce di non inquinare» piuttosto che intervenire dopo ed è dunque «un problema di approccio». Comunque, scrive l’Ispra, «un ambiente contaminato costituisce un rischio anche per l’uomo, che può venire a contatto con le sostanze chimiche attraverso l’aria, l’acqua e il suolo ma anche attraverso l’alimentazione, nel caso di prodotti contaminati».

L’Ue ha «un corpus normativo sui pesticidi fra i più completi e avanzati a livello mondiale, tuttavia i dati di monitoraggio dimostrano chiaramente che le valutazioni preventive e le misure messe in atto per evitare impatti negativi su ambiente e salute non sono sempre adeguati»

comments powered by Disqus