Pezzali e gli 883, un pezzo di vita

Ci sarà la scritta «tutto esaurito» ad accogliere  Max Pezzali lunedì prossimo, 10 febbraio, al Palatrento. Non ci sono più biglietti disponibili, infatti, per l'evento della «Showtime» che apre la stagione live 2014 a Trento nel segno dell'anima degli «883». Dai suoi primi tormentoni (da «Hanno ucciso l'Uomo Ragno» a «La regola dell'amico»), sono quasi trent'anni che Max Pezzali può vantare di essere uno degli artisti fra i più popolari in Italia, acclamato nei palazzetti sempre gremiti

di Fabio De Santi

Ci sarà la scritta «tutto esaurito» ad accogliere  Max Pezzali lunedì prossimo, 10 febbraio, al Palatrento. Non ci sono più biglietti disponibili, infatti, per l'evento della «Showtime» che apre la stagione live 2014 a Trento nel segno dell'anima degli «883». Dai suoi primi tormentoni (da «Hanno ucciso l'Uomo Ragno» a «La regola dell'amico»), sono quasi trent'anni che Max Pezzali può vantare di essere uno degli artisti fra i più popolari in Italia, acclamato nei palazzetti sempre gremiti. Un ritorno in grande stile il suo, grazie anche al successo del suo cd,  «Max 20» , uno degli album più venduti dello scorso anno. Proprio da qui ha preso le mosse la nostra intervista con il cantante di Pavia.
 

Il suo ultimo disco «Max 20» è stato uno dei must discografici del 2013, si aspettava un tale successo?
«Francamente no e anche per questo l'ho accolto e lo sto vivendo come uno dei momenti più belli della mia carriera. È come se ci fosse stato un allineamento di pianeti a me favorevoli. Si sono create infatti le condizioni perfette perché il mio disco avesse tutto questo successo sia grazie ai duetti che ai brani inediti».
 

L'onda lunga di questo boom di vendite si è concretizzata anche nelle forme dei live tanto da spingerla a riproporsi on stage anche in questo 2014.
«Anche questo mi ha sorpreso. Dopo i concerti estivi e quelli autunnali con tutta quella gente ho pensato di andare avanti con questa avventura live.La cosa che più mi ha colpito è stato vedere come ci sia una parte nuova nel mio pubblico: parlo dei più giovani che vedo in prima fila cantare brani che sono usciti quando loro magari non erano ancora nati. Questo per me è stata davvero un' emozione».
 

Quali forme avrà allora lo show che lunedì prossimo la vedrà protagonista a Trento?
«L'idea è quella di uno spettacolo in cui si racconta,  attraverso le canzoni, la storia degli "883" e poi il mio percorso da solista, intervallato da pezzi proposti in una versione dj style. Quindi nelle pause partono dei remix o mix degli "883" direttamente dalla consolle del dj. Il tutto con contributi video di cui sono molto orgoglioso».
 

Lei è sulla breccia del pop tricolore ormai da trent'anni, prima con gli 883 e poi come solista: qual è la chiave del suo successo?
«Se c'è un segreto è quello di essere sempre stato sincero in quello che facevo e sempre onesto con il pubblico. Non ho mai voluto dimostrare a nessuno di essere un fenomeno o di essere un cantautore "strafigo". Io sono quello che sono, consapevole dei miei limiti e dei miei pregi. Credo che la gente abbia sempre apprezzato questo di me: l'essere una persona e un artista sincero e vero».
 

I maligni dicono però che lei faccia sempre la stessa canzone cambiando il testo: cosa replica?
«Non mi hanno mai spaventato le critiche e le malignità che si sono riversate su di me fin dai tempi degli "883". Penso che chiunque abbia un'opinione, abbia oltremodo il diritto di esprimerla. Io ho sempre amato il pop e ho sempre provato a farlo alla mia maniera per raccontare quello che sono e il mondo che mi circonda. E sono contento che molti abbiano apprezzato la mia musica e continuino, a quanto pare, a farlo».
 

I prossimi trent'anni di Max Pezzali, come se li immagina?
«Spero di continuare a fare questo lavoro, così bello e divertente, senza magari trascinarmi sul palco in versione "dinosauro" come capita a molti. Mi immagino di avere una sorta di patto con il mio pubblico: io continuerò ad esibirmi finchè le mie canzoni rappresenteranno un pezzo della vita degli altri e non solo qualcosa di mio».

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