Allergie croniche boom in 20 anni

Raddoppiato il numero dei trentini che ne soffrono

di Lorenzo Basso

Tra gli innumerevoli effetti che si registrano negli ultimi anni, i cambiamenti climatici dettati da inquinamento ed emissioni di anidride carbonica, consumo del territorio e coltivazioni intensive hanno portato ad un aumento significativo della stagione dei pollini, con conseguenze negative sulla salute delle popolazione umana e animale. Ciò, avviene anche in Trentino, dove, negli ultimi decenni, l'osservatorio sui livelli di polveri nell'aria di San Michele all'Adige ha rilevato un cambiamento notevole nel consueto andamento pollinico stagionale delle diverse specie vegetali, molte delle quali considerate allergeni.

Acari, peli e pollini

Allo stesso tempo, sempre in ragione di inquinamento e riscaldamento, ma anche a causa dell'abbattimento delle principali patologie infantili, il numero dei trentini che soffrono di allergia cronica è raddoppiato in soli vent'anni, mentre oggigiorno un bambino su due produce anticorpi contro sostanze «non nemiche del corpo umano», quali polvere, acari, peli di animali o, appunto, pollini. Il quadro d'insieme, che mostra una situazione preoccupante non solo a livello globale, ma anche sul nostro territorio, è emerso nel pomeriggio di ieri nell'ambito di un incontro pubblico in tema di «Cambiamenti climatici, pollini ed allergie», organizzato dalla Fondazione Edmund Mach (Fem), in collaborazione la Fondazione Bruno Kessler e la Provincia di Trento. Scopo del convegno, che ha visto la partecipazione di esperti del settore climatico, sanitario e scientifico, era quello di avviare un dibattito sulla questione all'indomani degli accordi internazionali sul clima di Parigi.

Il quantitativo di polline

«Il quantitativo di polline nell'aria - spiega a margine dell'incontro Fabiana Cristofolini , aerobiologa di Fem - è mutato rapidamente nel corso degli ultimi anni. Rileviamo infatti un aumento della stagione pollinica in relazione ai cambiamenti della temperatura media del suolo ed alla trasformazione del paesaggio trentino. In particolare, abbiamo notato dei picchi di produzione pollinica da parte delle cupressacee (famiglia di conifere che comprende i cipressi, alberi ornamentali particolarmente diffusi sul nostro territorio), oppure un aumento della stagione per le graminacee. Si tratta in entrambi i casi di piante con un polline che produce manifestazioni allergiche in moltissime persone».

L'aumento delle temperature medie

La ragione dell'incremento della produzione pollinica va ricercata nella variazione climatica degli ultimi anni. Secondo i dati presentati ieri, infatti, a fronte di un incremento di un grado centigrado negli ultimi cento anni a livello mondiale, in Trentino si è registrato un aumento delle temperature medie di addirittura 1,5 gradi Celsius. Il dato, che spiega l'atipicità degli ultimi inverni e la presenza di primavere decisamente anticipate, si riferisce agli ultimi cinquant'anni. Il riscaldamento, poi, si riflette sulla fauna, con una mutazione della biodiversità ed una riduzione della capacità animale di mitigare la diffusione di virus trasmissibile all'uomo (zoonosi), e sulla salute della popolazione trentina in generale.

La popolazione coinvolta

«A causa di clima ed inquinamento - ha spiegato Romano Nardelli , direttore del reparto di pneumologia dell'ospedale di Rovereto - registriamo una diffusione senza precedenti delle allergie. Dagli anni Novanta, quando solo il 10% della popolazione ne soffriva, ad oggi, vi è uno scarto positivo di dieci punti percentuali. Di fatto, il 25% dei trentini soffre di rinite allergica e il 7% di asma cronica. Ma la situazione più preoccupante riguarda i bambini: oggi il 50% soffre di allergia».

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