Aperto a Trento il primo beer shop: 500 etichette e 20 artigianali trentine

di Matteo Lunelli

Per gli amanti della birra più che un’abbazia è un vero e proprio paradiso: circa 500 etichette differenti, venti artigianali trentine, poi tante marche tedesche, belghe, francesi, olandesi, inglesi e austriache. Dalle bottiglie alle magnum, dalle casse alle confezioni regalo, chiare, rosse, bianche, weizen, trappiste e a fermentazione spontanea, ne troverete per tutti i gusti. È nato a Trento il primo Beer Shop, ovvero un negozio interamente dedicato alla birra. Non un ingrosso, ma una vera e propria boutique del luppolo. «Il primo obiettivo è diffondere la cultura, spiegando e raccontando quello che c’è dietro ogni bottiglia. In Belgio esistono le birroteche, in Italia le enoteche: diciamo che con la nostra Abbazia della Birra vogliamo portare un po’ di Belgio anche qui a Trento».

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A spiegarci questo mondo sono i titolari, padre e figlia, ovvero Claudio e Sabrina Smaniotto, che hanno aperto il negozio con la collaboratrice Mirella la settimana scorsa in via Unterveger (a fianco di Prix e discoteca Artè, nella casa che fa angolo).

Prima di tornare a parlare di birra, una piccola parentesi la merita la loro storia. Il papà e la mamma di lui, nonno e nonna di lei, emigrano: da Marter, in Valsugana, vanno in Belgio per lavorare in miniera. Lassù a nord nasce Claudio, che poi per lavoro si trasferirà molto più a sud, in un’antica colonia belga, la Repubblica Democratica del Congo. E che lavoro si fa in Congo? Beh, si segue la parte commerciale di uno stabilimento di birra. Lì scatta la scintilla, o meglio la sorsata, che cambia la vita di Claudio: l’amore per la birra, a 360 gradi, avrà il sopravvento. In Congo nasce Sabrina, ma presto la famiglia tornerà in Belgio e poi in Italia,  lavorando per la Jupiler, la numero uno delle pils belghe. Claudio è tra i fondatori di Trentino Distribuzione, ora Partesa, ed è produttore della birra artigianale Lagorai.

Nel frattempo Sabrina cresce ed eredita la passione paterna: studia all’accademia dei mastri birrai di Bruxelles e si diploma come tecnico birraio specializzato in zitologia. Insegna alla scuola alberghiera di Levico, fa corsi per le aziende ed è consulente: al centro di tutte queste attività, ça va sans dire, la birra. Ha anche scritto un libro: «Manuale didattico della birra» e centrato il primato mondiale di spillatura nel 2004: da un fusto di 30 litri ha ottenuto 137 bicchieri in 7 minuti.

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Chiudiamo la parentesi, che in verità è stata piuttosto ampia, almeno il tempo di una pils ghiacciata, e torniamo al negozio. «Tutta la nostra esperienza e passione vogliamo metterla a disposizione dei clienti: qui non si viene solamente a comprare qualche bottiglia, vogliamo spiegare e far capire cosa stanno acquistando, possiamo consigliare abbinamenti, raccontare storie e aneddoti». Che, in particolare sui frati trappisti belgi, non mancano. Claudio parte in quarta: «Ci sono 12 monasteri in tutto il mondo che producono birra: per poterle etichettare con il logo Authentic trappist product bisogna seguire un rigido disciplinare, ovvero produrre all’interno del monastero, il mastro deve essere un frate trappista, devono essere usati ceppi di lievito originali e non deve esserci scopo di lucro. Noi qui abbiamo 9 di queste bottiglie. Io conosco alcuni frati mastri birrai e posso raccontarti di giornate e serate incredibili con loro. Non scriverlo, ma una volta…».

Dal Belgio al Trentino: tocca a Sabrina a prendere la parola: «In provincia ci sono 25 produttori artigianali. Qui ne abbiamo 20 e vogliamo che ritengano l’Abbazia casa loro. Le birre trentine sono di altissima qualità, anche perché l’acqua da noi è molto buona. Organizzeremo delle presentazioni di questi artigiani, ma anche di altri. Perché la birra è cultura».

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