Addio a Enzo Jannacci,  straordinario showman

È morto ieri sera Enzo Jannacci. Cantautore, cabarettista, tra i protagonisti della scena musicale italiana, oltre che cardiologo, si è spento all'età di 77 anni. Era malato da tempo. È stato uno degli storici protagonisti della scena musicale del secondo dopoguerra. Certamente unico nel saper coniugare intelligenza e satira, analisi della realtà e inesauribile gusto del paradosso 

JannacciMedico del cuore e dell'anima, Enzo Jannacci è morto ieri a Milano. Cantautore, cabarettista, tra i protagonisti della scena musicale italiana, oltre che cardiologo, si è spento all'età di 77 anni. Jannacci, malato da tempo, è stato uno degli storici protagonisti della scena musicale del secondo dopoguerra. Certamente unico nel saper coniugare intelligenza e satira, analisi della realtà e inesauribile gusto del paradosso.
Milanese convinto - a Milano era nato il 3 giugno 1935, a Milano è morto ieri - si può considerare tra i caposcuola del cabaret italiano, ma è stato anche autore di quasi trenta album, e di varie colonne sonore ed ha lavorato per il teatro, il cinema e la televisione. È ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant'anni.
Dopo gli studi classici si era laureato in medicina per lavorare poi in Sudafrica e poi negli Stati Uniti. La sua formazione musicale ha radici altrettanto classiche e inizia al Conservatorio, ma la scoperta del rock and roll avviene presto. I suoi primi compagni di viaggio sono Tony Dallara, Celentano e poi Giorgio Gaber con il quale forma il duo de «I due corsari», che debutta nel 1959. Ma prosegue parallela la sua carriera di solista e quella di autore, tanto che Luigi Tenco sceglie una della sue canzoni, «Passaggio a livello», e la pubblica nel 1961.
Lavora con Sergio Endrigo. Lavora anche con Dario Fo, Sandro Ciotti. Poi la grande popolarità arriva con il surreale «Vengo anch'io, no tu no», tanto che diventerà sua la ribalta televisiva, fino a quella di «Canzonissima». Ma sarà spesso anche in teatro e non disdegnerà apparizioni in film di grandi registi come Ferreri, Wertmuller, nè di esercitarsi come compositore di colonne sonore come fece per Mario Monicelli.
Dopo un periodo di oblio all'inizio degli anni Ottanta, torna alla ribalta tanto che incide un disco come «Ci vuole orecchio», che raggiunge il livello di popolarità di «Vengo anch'io». Del 1981 è un trionfale tour in tutta Italia. Nel 1994 si presenta per la terza volta al Festival di Sanremo in coppia con Paolo Rossi con il brano «I soliti accordi», insolitamente dissacrante per la manifestazione, che è anche il titolo del rispettivo cd, arrangiato da Giorgio Cocilovo e il figlio Paolo Jannacci. Tra un album e l'altro, nel 2000 torna a lavorare con Cochi e Renato, altra storica coppia con cui ha collaborato a lungo, per «Nebbia in val Padana». Oramai la televisione lo celebra, come fa il 19 dicembre 2011 Fabio Fazio che conduce uno speciale su di lui in cui amici di lungo corso lo omaggiano interpretando suoi brani. Tra questi grandi personaggi ci sono Dario Fo, Ornella Vanoni, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi e tanti altri. Enzo Jannacci compare nell'ultima parte dell'evento cantando due sue canzoni.
«Enzo Jannacci era un genio»: con questo twitt Fabio Fazio ha ricordato ieri sera l'artista scomparso. «Le sue parole non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia - conclude Fazio - ha inventato un mondo bellissimo». «Quelli che... adesso sanno l'effetto che fa. Buon viaggio»: questo invece il pensiero postato su Twitter da Francesco Guccini. «Enzo Jannacci», ha commentato per parte sua il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, «con la sua ironia e le sue canzoni ha raccontato la Milano più vera. Rimarrà nella storia della città».
«Lo ricordo bene: intelligente, spiritoso, surreale, geniale. Ha raccontato la poesia di Milano», dice Enrico Ruggeri. E in tanti, sul social network, hanno voluto salutare la «voce degli ultimi», come lo ha definito Claudio Cecchetto. «Ciao grande maestro» ha scritto il napoletano Gigi D'Alessio, a cui hanno fatto eco i Negramaro con una citazione da «Messico e nuvole»: «Che voglia di piangere ho... addio Enzo!». A messaggi più sintetici come quello di Syria, che ha salutato Jannacci con un «ciao signor Enzo», si accompagnano twitt più personali come quello di Paola Turci: «Rimangono tutte le tue canzoni e un pezzo di strada fatta insieme». ironico Frankie Hi Energy: «Ciao Enzo, non ti scapicollare».

Triste Luca Bizzarri: «Cristo come mi dispiace. Addio, signor pur talento». «Enzo Jannacci, rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni», scrive Gad Lerner. Tanti e accorati i messaggi di Dalia, figlia di Giorgio Gaber, con cui Jannacci formò una celebre coppia della canzone italiana: «Ciao Enzo, ti voglio bene» scrive l'erede di Gaber, postando una foto da giovani dei due celebri artisti.

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