Campanil Basso, fantastico volo di Maurizio Di Palma

di Claudio Chiarani

Mercoledì 9 settembre 2015, ore 11.30 cima del Campanile Basso, catena centrale delle Dolomiti di Brenta, quota 2.877 metri sul livello del mare. Tre persone si guardano attorno scrutando il panorama sotto i loro occhi: Maurizio Di Palma, istruttore e campione del mondo di base jump, Luca Tamburini, cuoco e alpinista, e Andrea Galizzi, giovane promessa del climbing trentino hanno raggiunto la cima dopo aver arrampicato per la via normale. Sono partiti alle cinque e mezzo del mattino dal rifugio Pedrotti, dove hanno pernottato, salendo da Molveno a piedi il giorno prima in due ore e mezzo.

Al Pedrotti lo staff è di supporto all’impresa che l’indomani il noto base jumper nativo di Pavia, ma droato d’adozione vuole fare. Saltare con la tuta alare dalla cima. Primo al mondo, impresa tentata dallo stesso due volte ma non realizzata la prima volta per i materiali che non lo permettevano e poi, la seconda, per le avverse condizioni meteo.

Mercoledì, però, tutto va per il verso giusto e Di Palma è sulla cima, scruta, osserva, misura col laser cenge e cime vicine, sporgenze e ostacoli per pianificare il salto e il volo con destinazione il Brentei, luogo d’atterraggio.
«Un’ora dopo aver raggiunto la cima - racconta - ero pronto. Lo stacco è stato forte perché dovevo superare una cengia a cinquanta metri sotto l’exit point (il punto di uscita, ndr). Siamo sulla parete sud, il salto è molto tecnico, andava affrontato con tutte le precauzioni e attenzioni del caso».

L’amico Luca Tamburini, cuoco alla pizzeria Speck Stube di Fai della Paganella non sta nella pelle. L’anno scorso è sceso con una vela da Speed Flying dal canalone Neri, l’adrenalina l’assale perché lui, dalla cima del Campanile Basso vuole decollare con quel mini parapendio che ti permette di arrivare anche ai 70 Km/h. Ma questa sarà un’altra storia da raccontare in un futuro molto prossimo.

«Stacco deciso - prosegue Di Palma - e con un bel colpo di gambe supero la cengia che mi dava un po’ di preoccupazione, entro in deriva (il momento in cui indossando la tuta alare il Base Jumper inizia, in pratica, a volare) ed entro nella gola girando poi attorno al Campanile Basso sul versante sud puntando dritto al Brentei. Atterro alla base del canalone Neri poco distante dal Brentei, meno di duecento metri, l’entusiasmo è totale, ce l’ho fatta. Grazie a tutti, a Luca e Andrea, allo staff del Brentei, agli amici e compagni».

Modesto Di Palma, la sua è una di quelle imprese destinate a rimanere nella storia del Base Jump. Dopo il Colosseo a Roma, la torre di Pisa, quella del Mangia a Siena e il Duomo di Milano l’anno scorso e grattacieli ovunque nel mondo, ora il Campanile Basso, il simbolo per eccellenza delle Dolomiti di Brenta. Ieri l’abbiamo intervistato al termine dell’ennesimo salto dal Brento, parete dalla quale ormai i suoi salti non fanno più notizia.

«È una cosa eccezionale - commenta Luca - un’autentica svolta nel nostro mondo e per le Dolomiti. La mèta di tutti gli alpinisti, l’obiettivo che tutti almeno una volta nella vita vogliono scalare, vederlo saltare è stata un’emozione mai provata nella mia vita. Ora con Maury (Di Palma, ndr) si aprono nuovi orizzonti, cosa da fare assieme, da pianificare e provare, ma questo è il futuro per chi ama sia l’arrampicata, sia il Base Jump o, come me, lo Speed Flying».


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