«Le parole del ministro Salvini pietre contro mio figlio adottivo»

di Elena Piva

«La vita è una storia a colori». È questa la dicitura che caratterizza gli obiettivi di «Mamme per la pelle», associazione culturale nata il 30 novembre grazie a Gabriella Nobile e a un gruppo di madri riunitesi nel milanese per ideare una rete contro ogni discriminazione a danno di bambini, ragazzi e genitori adottivi. Vessazioni quotidiane derivanti dalla differente carnagione della pelle. 

Istantanea la mobilitazione delle madri adottive e delle famiglie "miste" a seguito delle dichiarazioni del Ministro degli Interni Matteo Salvini due giorni fa in Lombardia: «Lavoriamo per un'Italia in cui i figli nascano a Cantù, e non ci arrivino dai barconi dall'altra parte del mondo già belli e confezionati» aveva detto. Seguendo l'esempio della presidentessa Nobile e della vicepresidentessa Maria Elena Poderati anche Alessandra Zendri, madre della Valle di Ledro che circa dieci anni fa ha deciso di arricchire la vita della propria famiglia adottando un bambino, ha risposto via social e con un video al ministro Salvini. Una scelta, quella di esporsi pubblicamente, motivata dall'esigenza e la voglia di lottare per la tutela e i diritti dei propri figli: «Questa volta non possiamo tacere» ha commentato su facebook. 

«Caro Ministro degli Interni - ha scritto riprendendo le parole utilizzate all'unisono dalle altre madri italiane aderenti all'iniziativa - questo è mio figlio: arrivato dall'Africa già bello e confezionato. È italiano esattamente come Suo figlio. Ognuna delle parole che ha pronunciato è una pietra scagliata contro di lui. È contro la nostra Costituzione. I bambini non si toccano». Poi nel video aggiunge: «Questi sono i nostri figli - dice stringendo una fotografia di famiglia - la maggiore è biologica mentre il minore, come dice lei, è confezionato perché nato in Africa. Per le leggi del nostro Paese sono entrambi cittadini italiani ma Lei, che è il nostro ministro degli interni, li vede diversi. Mi sa dire per quale motivo?». 

È una leonessa, mamma Alessandra, che stringe tra le mani quello scatto con forza e apprensione materna. Le stesse mani che hanno applaudito il trionfo del figlio tredicenne durante le competizioni d'atletica tenutesi il primo maggio, in occasione della 51ª edizione della "Quercia d'oro" a Rovereto: il suo ragazzo ha tinto il cielo di entusiasmo e pura energia, portandosi a casa il primo premio nella staffetta della 400 metri, e negli 80 metri singoli. Argento invece per i 300 metri, con il tifo a tutto fiato e fierezza dei genitori, che lo hanno visto raggiungere il record personale di 9 secondi 62 centesimi (sulla distanza degli 80 metri). «L'atletica è un esempio per tutti - ha aggiunto Alessandra - sempre più ragazzi riescono a integrarsi grazie allo sport, un ambiente sereno e privo di episodi di razzismo, al contrario di altre attività sportive».

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